Bevanda ad elevata gradazione alcolica, incolore, non aromatizzata i cui sentori ricordano in modo più o meno marcato i profumi dei vini e delle vinacce d'origine.
Varianti al distillato base sono l'acquavite aromatizzata con essenze spontanee tipiche della Sardegna quale corbezzolo, i semi di finocchietto selvatico.
È una bevanda che si ottiene attraverso un processo di doppia distillazione di vini e/o vinacce a temperatura controllata, scartando la testa e la coda del distillato.
Le vinacce, sottoprodotto del processo di vinificazione, vengono stoccate e poi trasportate presso le distillerie autorizzate, dove unite a vini vengono sottoposte al processo di doppia
distillazione con appositi alambicchi.
Il corpo del distillato, che costituisce la bevanda, viene conservato in botti di rovere e sottoposto ad un periodo di stagionatura di 1 anno.
L'acquavite è una bevanda alcolica, conosciuta e consumata dai sardi, da tempo immemorabile, prevalentemente come liquore ma anche come ingrediente in diverse ricette.
La sua fabbricazione avveniva artigianalmente, nelle distillerie annesse alla cantina domestica, che spesso ospitava un locale (bettola) destinato oltre alla vendita al dettaglio del vino e dei liquori, al consumo conviviale in loco, delle bevande alcoliche prodotte; questo, sino all'avvento della Legge sui Monopoli di Stato, che ne ha vietato definitivamente la produzione in proprio.
Il nome File e ferru, con cui si denomina l'acquavite in sardo, deriverebbe proprio dal fatto che nel periodo del proibizionismo, la produzione artigianale continuò clandestinamente; per sfuggire ai controlli il distillato veniva conservato in bottiglie di vetro che legate con un fil di ferro, venivano interrate in profondità nell'orto famigliare o in giardino, lasciando fuori, per poterle poi rintracciare, un piccolo spezzone del fil di ferro.