Nel 2014 il comune ha richiesto ed ottenuto il titolo di "città".
Da giugno 2016 Capaccio ha cambiato la sua denominazione in Capaccio Paestum.
Il suo territorio si estende da ovest a est dal mar Tirreno al Monte Soprano (1.082 m slm) e da nord a sud dal fiume Sele al fiume Solofrone.
Il paesaggio è caratterizzato, da ovest verso est, da una lunga linea di costa, con spiagge sabbiose larghe anche 80 metri, seguita da una florida fascia pinetata quindi da una vasta pianura, intensamente coltivata, che giunge alle pendici del gruppo montuoso, rientrante nel Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, dove sorge il nucleo storico del paese.
Salendo lungo la SP13 si incontra il Santuario del Getsemani e, dopo pochi km un bivio permette di raggiungere i ruderi di Capaccio Vecchio e la chiesa della Madonna del Granato posta sotto il Monte Calpazio.
Continuando il percorso si giunge a Capaccio (il capoluogo), posto a 419 m s.l.m.
Capaccio è racchiuso in un piccolo altopiano sovrastato da est dal Monte Soprano (1.082 m s.l.m.) e delimitato, da ovest in direzione di Agropoli, dal Monte Sottano.
Da “piazza Tempone” a Capaccio Capoluogo si gode il panorama di tutta la pianura, di tutto il Golfo di Salerno, della Costiera Amalfitana, e dell'isola di Capri.
Da Capaccio Capoluogo, scendendo la SP168, la cosiddetta “Capaccio-Paestum”, si raggiunge direttamente la zona archeologica di Paestum, la città romana sorta sulla colonia greca di “Poseidonia”.
La zona archeologica di Paestum è uno dei principali parchi archeologici del mondo, dotato di un museo, ed è riconosciuta dall'UNESCO come patrimonio dell'umanità.
In essa si possono ammirare tre templi greci fra i meglio conservati del mondo.
È anche caratterizzata dalla presenza di “Via Magna Grecia”, strada comunale che divide in due l'antica città di Paestum e spacca in due l'anfiteatro il quale risulta visibile solo per metà, come tutta la città del resto.
Già negli anni 70 si denunciava la speculazione edilizia selvaggia.
Il nome del luogo, originariamente “Calpatium” o “caput aquis” su cui sorge in tempi moderni Capaccio Vecchia, nei pressi del “santuario della Madonna del Granato”, prende origine dal latino “Caput Aquae” (origine dell'acqua).
La Capaccio moderna viene menzionata per la prima volta in documento del 1051.
Poco distante, sul versante settentrionale del Monte Calpazio sono ubicati i resti di Capaccio Vecchio, abitato raso al suolo dalle truppe di Federico II in quanto feudo dei Sanseverino, una delle famiglie che partecipò alla “Congiura dei Baroni”.
In seguito trovano rifugio nell'abitato di Casali San Pietro, l'attuale Monticello, importante centro industriale fin dalla metà del Duecento e sede vescovile nel 1300.
Divenne in seguito feudo dei Berengario, dei Sanseverino, dei d'Avalos d'Aragona, dei Grimaldi e dei Doria.
Nel 1500 il matrimonio con Isabella Villamarina sancisce l'unione con il Principe di Salerno, unione durata fino all'accusa di tradimento che porta il Principe all'esilio in Spagna presso la Principessa del Portogallo.
Durante il 1700 Capaccio ingrandisce e vede la costruzione di numerose opere, la “fontana dei tre delfini”, palazzi mobiliari, e numerosi punti d'incontro per i cittadini tra cui “piazza orologio”, viene anche costruito il Convento francescano di Capaccio nel 1743.
Nel 1800 con il suo figlio Costabile Carducci, Capaccio prende parte ai moti cilentani, dove lo vede alla guida della rivolta del Cilento nel 1848, trovò la morte grazie al tradimento di un prete che lo fa prigioniero.
Dal 1811 al 1860 è stato capoluogo dell'omonimo circondario appartenente al “Distretto di Campagna” del Regno delle Due Sicilie.
Dal 1860 al 1927, durante il Regno d'Italia è stato capoluogo dell'omonimo mandamento appartenente al Circondario di Campagna.
I Capaccesi dall'inizio XX secolo, grazie alla bonifica delle terre paludose che caratterizzavano quelle che adesso sono la Piana del Sele, dove vengono rese coltivabili, lavorano prevalentemente in pianura nei possedimenti dei pochi latifondisti.