La cripta è coeva o di poco posteriore alla cattedrale gualteriana, quando si riorganizzarono gli spazi racchiudendo in un'unica area le torri NE e SE e le tre absidi della cattedrale normanna.
È un corpo esterno all'attuale edificio da dove oggi vi si accede dal lato destro della cattedrale, accanto alla Cappella di Santa Rosalia, attraverso la Sacrestia dei Canonici o Sacrestia Nuova.
È costituita da un vano rettangolare diviso in due navate separate da colonne di riporto provenienti da edifici preesistenti e volte a crociera.
Nel lato orientale sono ricavate sette absidi che avevano annicchiate agli angoli colonnine in granito, quella centrale è più profonda (sarcofago di Giovanni Paternò), dirimpetto a essa è presente lo sviluppo circolare della monumentale abside principale.
Due cunicoli collegavano la cripta con l'interno della chiesa o più probabilmente con il vecchio arcivescovado e, tramite la «via Coperta», con il Palazzo Reale.
La cripta è composta da sepolture risalenti all'età medievale fino all'età moderna; con sarcofagi di età classica riutilizzati e altri sono stati realizzati in epoca medievale o rinascimentale:
- Cosma vescovo africano † 1160, altare in marmo parete sud con elementi della cattedra vescovile disassemblata;
- Ugone † 1161, sarcofago romano con raffigurazione del Genio del fiume;
- Nicodemo † 1073;
- Gualtiero Offamilio † 1190, sarcofago di marmo decorato con mosaico;
- Tizio Rogereschi (del Colle) † 1304;
- Licio del Colle † 1304;
- Federico Staufer de Antiochia † 1305, sarcofago medievale con figure di “Cristo benedicente” e “l'Annunciazione”, coperchio del XVI secolo, fratello degli arcivescovi Bartolomeo Staufer de Antiochia e Francesco Staufer de Antiochia, conte di Capizzi, unico laico ospitato nella cripta del Duomo, forse in quanto figlio di Corrado di Antiochia e nipote di Federico d'Antiochia † 1256, conte di Albe, Celano e Loreto, figlio naturale dell'imperatore Federico II di Svevia;
- Bartolomeo Staufer de Antiochia † 1311, sarcofago romano;
- Francesco Staufer de Antiochia † 1320;
- Giovanni Orsini † 1333, sarcofago romano;
- Nicolò de' Tudeschi (De Tudischis) † 1445;
- Simone Beccadelli di Bologna † 1465, sarcofago del XV secolo;
- Paolo Visconti † 1473, sarcofago romano;
- Giovanni Paternò † 1511, sarcofago romano con figure di soldati e geni alati, il coperchio con la figura giacente del vescovo è di Antonello Gagini.
Il vescovo grande mecenate dell'illustre artista autore della grande Tribuna, il quale lo omaggia scolpendone la commovente immagine dormiente. - Pietro Tagliavia d'Aragona † 1558, sarcofago bizantino con le figure degli apostoli, croci e il monogramma di Cristo;
- Ottaviano Preconio † 1568, sarcofago del XVI secolo;
- Cesare Marullo † 1588, sarcofago romano con scene di caccia;
- Francisco Orozco de Arce † 1561;
- Diego Haëdo † 1608, ex inquisitore di Sicilia;
- Giannettino Doria † 1642, sarcofago d'epoca romana;
Inoltre è presente un magnifico sarcofago di fattura romana, raffigurante una coppia, marito e moglie, evidentemente una famiglia di alto rango, con un assembramento di muse e un monumentale sarcofago normanno anonimo con incise sul coperchio le raffigurazioni di due draghi.
Il tesoro
1638, Nel vano di accesso alla stanza del «Tesoro» è collocata la ‘statua di Santa Rosalia” di Bartolomeo Travaglia.
Negli ambienti della Sacrestia dei Canonici è esposto il "tesoro della cattedrale":
paramenti sacri dal XVI al XVIII secolo, paliotti, ostensori, calici, la tiara d'oro cosiddetta di Costanza d'Aragona (prelevata dal suo sepolcro), splendido esempio di gioielleria medievale con smalti, ricami, gemme e perle.
Il breviario membranaceo del 1452 con lo stemma dell'Arcivescovo Simone da Bologna, miniato dal pittore Guglielmo da Pesaro e da altri miniatori si trova ora esposto al Museo Diocesano di Palermo, mentre rimangono in sede il calice di tipologia madonita della seconda metà del XV secolo; il reliquiario architettonico del XV secolo caratterizzato da guglie e pinnacoli che rinviano allo stile gotico-catalano dell'epoca oppure il calice seicentesco ornato da smalti policroni e gemme, opera dell'orafo palermitano Don Camillo Barbavara.
Sono stati pure posti all'interno della Sagrestia dei Canonici quattro piedistalli lignei dei primi anni del XX secolo, di stile neonormanno un tempo utilizzati per leggere i corali nel presbiterio, e disegnati dall'architetto Francesco Paolo Palazzotto.
L'assetto museografico è stato curato dalla Soprintendenza ai BB.CC.AA. di Palermo, mentre la selezione del materiale da esporre è stata curata da Maria Concetta Di Natale.
Visite:
da lunedi a sabato (h 9.30-17.30)
domenica (solo gruppi previo accordo)