Booking.com
Italia-Italy.orgOggi è: Domenica 28 Aprile 2024
info Sardegna, Comuni italiani

Area Archeologica e Nuraghe S'Ortali 'e Su Monti  Tortolì

Visitare Tortolì - Cosa vedere in Ogliastra


Italia-Italy.org

AREA ARCHEOLOGICA E NURAGHE S'ORTALI 'E SU MONTI

»Strada Consorziale Cortiaccas
Tortolì
»Area: Ogliastra
»Regione: SARDEGNA - ITALIA

Mappa Area Archeologica e Nuraghe S'Ortali 'e Su Monti - Tortolì

 Mappa / Come arrivare:

GPS / Coordinate geografiche
39°54'47.81" N - 09°40'4.39" E
Decimale: 39.91328 - 9.667887

1,79 Km. dal centro di Tortolì
 Mostra sulla mappa


AREA ARCHEOLOGICA E NURAGHE S'ORTALI 'E SU MONTI - cosa vedere nel Comune di Tortolì (Sardegna)

Il Parco Archeologico di San Salvatore-S'Ortali 'e su Monte si caratterizza per la presenza di un nuraghe complesso, con una pianta approssimativamente ellittica.
Il nuraghe ha un muro di cinta (o bastione) che collega tre torri, e l'andamento del muro è di forma irregolarmente ellittica, ben inserendosi dunque in un panorama ogliastrino che spesso adotta soluzioni architettoniche un poco anomale rispetto a quelle diffuse nel resto della Sardegna.
Le torri secondarie non sono state ancora indagate.
La torre principale invece ha visto concludersi nel 2010 uno scavo che ha raggiunto, per la prima volta, il piano di frequentazione risalente alla sua costruzione (1500 a.C. circa).
Man mano che venivano rimossi crolli antichi (e recenti) e sistemazioni che si sono succedute in tempi molto diversi, gli scavi hanno evidenziato varie sepolture, risalenti a due periodi che dovrebbero corrispondere al XIII sec. d.C. e al periodo romano-bizantino.
All'esterno del perimetro murario le vecchie campagne di scavo avevano già evidenziato molti ambienti con funzione abitativo-lavorativa (capanne) e in particolare un settore, a Nord del bastione, destinato alla conservazione delle derrate alimentari, segnatamente grano, che è stato ritrovato, ben conservato per via di una sua parziale combustione, in una serie di silos e in grossi contenitori ceramici (ziri o giare) presenti in alcune capanne.
Questa parte del complesso nuragico, denominata granaio, è la più grande finora rinvenuta in Sardegna.
Quasi tutte le capanne finora indagate (una decina) sono inoltre dotate di una o più macine.
Si dimostra così che la principale attività che si svolgeva in questo sito consisteva nella raccolta e nella trasformazione del grano, attività che doveva sicuramente prevedere lo sfruttamento intensivo delle fertili pianure alluvionali ai piedi dell'area archeologica.
Il grano veniva dunque prodotto in quantità tali da consentirne lo scambio con altri beni, diventando componente importante di traffici commerciali l'ampiezza dei quali resta ancora da precisare.
Future campagne di scavo indagheranno poi l'estensione territoriale del villaggio (l'insieme delle capanne destinate ad abitazione e/o a lavorazione), che comunque già ora possiamo stimare interessasse tutto il versante Sud della collina e settori a Nord e a Est della stessa, per un totale di almeno cinquanta capanne (per una relativa popolazione di almeno duecentocinquanta persone): si prospetta pertanto già da ora una realtà insediativa di entità medio-grande.

L'ingresso alla torre principale è sormontato da un architrave, al di sopra del quale sta una finestrella triangolare.
Questa finestrella, detta di scarico, aveva la funzione di alleggerire il centro dell'architrave dai pesi dell'architettura sovrastante, scaricandoli sui lati.
L'architrave costituisce inoltre un esempio di riutilizzo di un menhir, il quale faceva molto probabilmente parte di un allineamento di cui residuano due esemplari nella vicina collina, nella antica area sacra risalente al neolitico e successivamente utilizzata dal popolo nuragico per costruirvi la Tomba dei Giganti, la tipica sepoltura dell'Età del Bronzo, esclusiva (come del resto lo sono i nuraghi) della Sardegna.

All'esterno della cinta muraria sudorientale scorgiamo invece una capanna che, come quella addossata al muro di cinta a sud-ovest, è costruita su un banco roccioso naturale.
Sul suo settore destro vediamo delle pietre piatte disposte a formare una sorta di ripiano.
Queste costituivano una macina, una delle tante rinvenute nell'area, destinate appunto alla trasformazione della principale risorsa agricola.

Nel settore del granaio, ai piedi della parte Nord del muro di cinta, si scorge dapprima una capanna, caratterizzata anch'essa dalla presenza di due macine al suo interno, e dal tessuto murario costituito dall'alternarsi di blocchi di granito grigio e di porfido rosso.
Sono due delle rocce tipiche di questa regione assieme ad altre, come le granodioriti e le andesiti, aventi anch'esse come componente principale i grani di silicio.
Constatiamo quindi che gli edificatori nuragici di questo sito non avevano bisogno di andare a procurarsi il materiale per le loro costruzioni molto lontano, come avvenuto in altri casi, ma avevano già tutto l'occorrente a disposizione nella stessa collina che ospita l'area, che vede per l'appunto affiorare tutte queste tipologie rocciose.

Dietro questa capanna si nota un muro che corre grosso modo parallelo a quello di cinta, e che racchiude una decina di piccoli cerchi in pietra, di cui oggi residua un'altezza molto inferiore rispetto all'originaria, che era di circa 1 metro e mezzo.
Queste strutture erano dei silos, ossia dei magazzini destinati alla conservazione delle derrate alimentari.
Anche in questi silos sono stati trovati chicchi di grano, a conferma dell'importanza e ricchezza delle attività riconducibili alla sua coltivazione.

Osservando ora il muro di cinta, si può notare, sulla destra, una delle torri esterne, quella meglio conservata per quel che riguarda l'altezza dei suoi muri, si noti, per inciso, che una certa porzione delle pareti è ancora sotterrata: una volta indagata, tutta la struttura si rivelerà molto più alta di quel che non appaia oggi.

Nei pressi del nuraghe si può anche visitare una grotticella che l'uomo neolitico scavò nella roccia per ospitare i morti in un periodo che va dal 3500 al 2700 a.C. (Neolitico Recente), con successivi riutilizzi durante tutto il corso dell'epoca nuragica (nell'Età del Bronzo).
Il culto dei defunti era infatti la forma di religiosità più diffusa in quei tempi, che si mescolava con elementi fertilistici tesi a propiziare la continuità della specie e la fertilità della terra.
Sono tutti elementi che si palesano nella domus de janas: l'andamento stesso degli ambienti vuole simboleggiare il ritorno al ventre della Dea Madre (o Grande Madre come scrive Maria Gimbutas); la posizione che si faceva assumere al cadavere era quella fetale, a rappresentare appunto il ritorno nella posizione che ci porta alla vita; i corredi funebri che accompagnavano i defunti erano costituiti da contenitori ceramici di cibi e bevande che dovevano accompagnarli in quella che gli antichi ritenevano fosse la prosecuzione della vita; le statuine della Dea Madre che vi si rinvengono; le decorazioni di corna di toro che simboleggiavano il contraltare maschile della Dea Madre, il Dio Toro: tutti elementi che attestano una forte valenza simbolica e che si manifestavano nella celebrazione di culti fertilistici che dovevano aver luogo all'avvicendarsi dei cicli stagionali.

Si può notare un breve corridoio che conduce a una piccola apertura, sagomata in modo da ospitare un portello o chiusino litico che poteva essere rimosso facendo leva con apposito attrezzo su un listello di chiusura: l'incisione a forma di y che si può osservare sullo stipite sinistro della porticina.
Tale ingresso immetteva a una camera singola, piuttosto grande, dotata di cinque nicchie (di cui una appena accennata e un'altra non molto approfondita), indizio che la tomba era destinata a cinque defunti.
Le domus de janas scavate nel granito, pietra piuttosto dura, hanno infatti pochi ambienti interni (celle), mentre quelle realizzate in materiali più teneri come il calcare sono dotate anche di dieci e più stanzette.
Esse erano dunque sepolture per uno o più nuclei familiari di quelle che si stimano essere state le élites della società che abitava i villaggi della Sardegna nel periodo che chiamiamo Neolitico Recente.

La visita al parco archeologico consente anche di osservare due menhir, gli unici superstiti di quello che stimiamo essere stato un allineamento, con direzione NNE-SSO, di circa una dozzina di tali monoliti, riutilizzati in antico, come già detto, per la costruzione del nuraghe e della stessa Tomba dei Giganti.
I menhir sono un'altra espressione del culto dei morti, e sono infatti contemporanei delle domus de janas e correlati ad esse.
Sono infatti allo stesso tempo un simbolo fallico e una stele funeraria a ricordo di un defunto sepolto nelle vicinanze (per l'appunto, in una domu de janas).
Sono pertanto in relazione con le vicine grotticelle funerarie, e col culto fertilistico che lì si celebrava.

Sulla destra invece, si è di fronte alla tipica sepoltura nuragica, la Tomba dei Giganti.
Dirimpetto sta una serie di monoliti posti verticalmente a formare un semicerchio e a costituire la fronte del monumento, chiamata esedra.
Anche qui possiamo notare la stretta associazione esistente tra le pietre infitte verticalmente nel terreno e i sepolcri.
Tali ortostati costituiscono quindi dei veri e propri prototipi delle nostre steli funerarie.
Al centro della fronte del monumento sta una pietra più imponente, la cosiddetta stele centinata, che presenta una scorniciatura in bassorilievo di forma grosso modo quadrata.
Ebbene, questa è solo una parte di una stele costituita da due blocchi (bilitica), parte che si è scelto di riposizionare per dare in qualche modo un senso a un corridoio che sarebbe rimasto altrimenti privo di un portello di chiusura e/o di ingresso.
Quello che ne era il probabile pezzo superiore, con la scorniciatura questa volta a forma di semiluna, lo possiamo vedere spostandoci sul lato sinistro dell'esedra e seguendo il breve sentiero che ci porta a dominare dall'alto il corridoio funerario, dove venivano effettuate le deposizioni dei defunti.
Notiamo dapprima un piccolo corridoio, lungo 1 m. e 17 cm. e alto, quando era sovrastato dalla stele nella sua posizione originaria, 60 cm. ca.
Dobbiamo immaginare infatti che la stele, vuoi che poggiasse sugli stipiti rappresentati da questo breve corridoio, vuoi che poggiasse su degli altri conci sagomati in modo da formare un ingresso arcuato, che ripeteva in scala ridotta la forma della stele stessa, avesse alla base un'apertura di circa 55x65 cm in altezza, che poteva consentire il passaggio, per quanto angusto, per le inumazioni.
Le deposizioni, in un corridoio funerario di queste dimensioni, potevano arrivare a superare le centocinquanta.
Nei pochi casi di fortunati rinvenimenti di sepolture ancora intatte, si è constatato che venivano tumulati indistintamente uomini, donne e bambini, ma è incerto se tutti questi fossero espressione di élites o dell'intera popolazione del villaggio, senza distinzione di classe sociale.
In ogni caso, dobbiamo immaginare questo corridoio coperto, a un'altezza di 1 metro e ottanta, da diverse pietre (alcune residuano ai lati del tumulo, uno nel fondo della tomba, quasi in posizione originale) messe orizzontalmente come si faceva nelle sepolture di un periodo più antico, i dolmen, da cui in ultima analisi deriva questa tipologia di monumento, attraverso una fase intermedia che vede il suo allungamento in corridoio dolmenico (o allée couverte), e alla sistemazione definitiva mediante l'aggiunta delle due braccia semicircolari di pietre messe a coltello (ortostati), a formare la Tomba di Giganti, che, lo ribadiamo, in questa sua elaborazione è monumento unico al mondo, rinvenibile solo in Sardegna.
Questo monumento è altresì unico nella sua caratteristica di continuare una tradizione neolitica che si esprimeva nei monumenti funerari megalitici e nel culto dei defunti, a partire dalla metà del IV millennio a.C., fino a un periodo, il bronzo recente e finale, in cui nel resto d'Europa il megalitismo non poteva più contare su una manifestazione così notevole, sia nella tipologia monumentale come nel numero (un migliaio di esemplari censiti nell'intera isola) di espressioni che palesano in un'epoca così “recente” un gusto altrove ormai desueto.

Testo a cura di:
Rinaldo Deiana


"Area Archeologica e Nuraghe S'Ortali 'e Su Monti" è una delle attrazioni turistiche da vedere nel Comune di Tortolì.
In alternativa puoi consultare l'elenco delle attrazioni dello stesso tipo presenti nel territorio sardo siti storici e culturali nei dintorni di Tortolì, nelle località dell’ Ogliastra, affascinanti e tutte da scoprire.

Tortolì - Sardegna, turismo, viaggi e vacanze.
Prenota una sistemazione per le tue vacanze o per i tuoi viaggi di lavoro a Tortolì, verifica le soluzioni, le caratteristiche, i prezzi e i servizi offerti.
Valuta gli itinerari naturalistici, enogastronomici e culturali, musei e luoghi storici da visitare e vedere nei dintorni.
Scopri insieme a noi la regione Sardegna, ai prezzi più vantaggiosi.

Utilizza il sistema di Booking OnLine, sono tantissime le soluzioni, le caratteristiche, i prezzi e servizi tra cui scegliere in base ai tuoi gusti e bisogni.


 Photo by:
Rinaldo Deiana


Italia-Italy.org
Aggiorna descrizione Area Archeologica e Nuraghe S'Ortali 'e Su MontiAggiorna descrizione Area Archeologica e Nuraghe S'Ortali 'e Su Monti

Conosci Area Archeologica e Nuraghe S'Ortali 'e Su Monti o hai avuto occasione di visitare il luogo come turista?
Contribuisci anche tu a questo progetto pubblicando dati aggiornati, descrizione o immagini.

Italia-Italy.org
Italia-Italy.org


info Sardegna
Italia-Italy.org
Italia-Italy.org


Italia-Italy.org

Area Archeologica e Nuraghe S'Ortali 'e Su Monti › cosa vedere Tortolì › punti di interesse › attrazioni vicino a me Ogliastra › cose da fare a Tortolì › monumenti più importanti da visitare a Tortolì › attrazioni turistiche › visitare Area Archeologica e Nuraghe S'Ortali 'e Su Monti › punti di interesse › attrazioni vicino a me Ogliastra › cosa vedere Tortolì › cose da fare › monumenti più importanti da visitare a Tortolì › attrazioni turistiche › visitare Area Archeologica e Nuraghe S'Ortali 'e Su Monti

Italia
my svg
Italia