Il "percorso" è riconoscibile dal colore azzurro che valorizza la parte più carattarestica della struttura urbanistica della città: i vicoli.
Questi "itinerari secondari" della città sono camminamenti di un invitante "labirinto" di angoli suggestivi, di luoghi della memoria, di spazi densi di emozioni che hanno rappresentato e rappresentano ancora oggi punti di incontro e di vita.
La conformazione urbanistica di Città della Pieve risale alla prima metà del XIII secolo quando l'antica Castel della Pieve, già sottomessa da Perugia fin dal 1188, si afferma come libero Comune.
La borghesia cittadina dedita alla lavorazione del laterizio e del panno si ribella al dominio perugino aspirando alle libertà comunali.
La maglia urbana presenta soluzioni tipiche della prima civiltà comunale: le strade larghe e le curve evidenziano la presenza della classe dei cavalieri che andavano alla guerra con il cavallo; le strade a ridosso, più strette e ad andamento frammentato, indicano invece la classe dei pedoni, contadini inurbati, che usavano l'arco e la balestra.
Così nello scontro tra le due classi, i cavalieri potevano sfuggire al tiro dei pedoni tramite la curvatura delle strade; invece i pedoni si difendevano tramite la struttura dei vicoli impenetrabili al cavallo.
Questa pianificazione era già terminata nel 1250, anno di morte di Federico II.
Non è quindi forse un caso che la forma urbana assomigli ad un'aquila, simbolo dell'Imperatore, che avanza minacciosamente verso Roma.
Curiosamente le tre parti dell'aquila coincidono con i tre Terzieri, suddivisioni amministrative della città, che a loro volta alludono alle tre classi sociali: alla testa corrisponde il Terziere Castello o classe dei cavalieri, alla pancia, il Terziere Borgo Dentro o borghesia, all'ala-coda, il Terziere Casalino o classe dei pedoni.
Il Casalino è una lottizzazione tipica della civiltà comunale fatta di case tutte uguali, dove risiedevano i contadini inurbati che si apprestano a diventare artigiani e piccolo-borghesi.
Alla morte di Federico II, nel 1250, con la conseguente caduta del partito ghibellino, Perugia, risottomette Castel della Pieve.
A partire da questa data Perugia impedirà la futura espansione di una città così ribelle.
Per le suddette motivazioni di carattere politico e non solo geografico, Castel della Pieve si modella nell'uso dei materiali (laterizio) e nella struttura urbana, su Siena, la grande potenza loimperiale dell'Italia Centrale spesso in conitto con Perugia.
Terziere Borgo Dentro
- Via delle Scuole Pie
Deve il suo nome al prospiciente Palazzo Orca, sede fino all'Unità d'Italia delle scuole Pie, tenute dai Padri Scolopi. - Via delle Nottole
La denominazione deriva dalle botteghe di artigiani costruttori di botti.
Nottola è un particolare legno utilizzato nella costruzione di botti. - Via Borgo di Giano
Deriva da “Borgus Ianuae”, cioè Borgo della Porta, in riferimento all'antica porta che esisteva alla fine di Via Manni sull'odierna Via Roma. - Via Fiorenzuola
Deve il suo nome alla presenza di una comunità di mercanti fiorentini che si erano insediati nei pressi dell'odierna Piazza di Spagna, l'antica Piazza della Mercanzia. - Piazza di Spagna
In origine molto più grande dell'attuale e collegata alla Piazza della Comunità, oggi Piazza Plebiscito
È probabile che la denominazione Piazza di Spagna faccia riferimento all'antico ghetto abitato da ebrei sefarditi, cioè provenienti dalla Spagna, in ebraico Sefar.
Terziere Castello
- Piazza XIX Giugno
L'odierna denominazione si riferisce a 19 giugno 1944 giorno della Liberazione di Città della Pieve durante la Seconda Guerra Mondiale.
Era l'antica piazza dove si svolgeva il mercato dei buoi e pertanto denominata Piazza dei Buoi. - Via del Cocciaro, Via del Fango
Qui vi trovarono sede botteghe e fornaci artigiane dei cocciari, ossia fabbricanti di vasi in ceramica. - Via del Profiello
Deve il suo nome al ballatoio e alla scala esterna detta proferlum, che le case prospicienti lo scosceso versante dovevano avere in passato. - Via Francesco Melosio
La denominazione fa riferimento a Francesco Melosio (1609/1670), poeta e scrittore pievese, famoso per le sue liriche burlesche e per le sue tragedie, animatore del circolo culturale di Cristina di Svezia a Roma.
Fino al 1901 era denominata “Via delle Pupe”, forse allusivo alla presenza di case di piacere.
Qui si aprivano numerose botteghe di fabbri e calderai.
Terziere Casalino
- Via delle Forbici
L'antico bassorilievo in pietra affisso sul muro di una casa per chi proviene da Via del Barbacane, riportante una paio di forbici, fa supporre che qui si aprivano le botteghe dei sarti. - Via del Barbacane
Deve il suo nome al rincalzo difensivo delle mura medioevali prospicienti.
Era chiamata anche “Via del Funaro”, per la presenza di botteghe di funai. - Via Baciadonne
È ritenuta una delle vie più strette d'Italia, sorta probabilmente a causa di una lite tra confinanti.
La denominazione è ovviamente da mettere in riferimento all'arguta fantasia popolare.
Percorso il vicolo, splendida veduta sulla Chiana Romana e il Cetona. - Via delle Case Basse
La via deve il suo nome alla presenza di basse costruzioni.
Qui in passato esistevano numerosi mulini.
Via Arco delle Piagge Piaggia signica declivio aacciato verso la valle
Il testo in italiano è tratto da:
- brochure “Paesaggi”
a cura del Comune di Città della Pieve