Castel Gandolfo, uno dei borghi più belli d'Italia, ha attratto nei secoli con le sue bellezze: imperatori romani e principi, papi e famiglie nobili che la scelsero per costruirvi le loro residenze.
La memoria di quel passato è parte della bellezza del presente.
La zona, nel cuore del Parco Regionale dei Castelli Romani, custodisce resti di ninfei, palafitte, domus patrizie, antichi basolati e acquedotti.
E ancora: palazzi nobiliari, chiese e conventi ricchi di testimonianze artistiche.
Qui sorgeva la città preromana di Albalonga, e da papa Urbano VIII in poi, Castel Gandolfo è stata scelta come residenza estiva dei Pontefici.
Testimonianze del passato collegate in un piacevole itinerario che si snoda nel centro storico e sulle rive del lago Albano di Castel Gandolfo.
Una visita a Castel Gandolfo è un'occasione unica per riempire gli occhi di bellezza e per trovare, concentrate in pochi chilometri quadrati, una straordinaria collezione di memorie di un passato iniziato migliaia di anni fa.
Le origini:
Prima della fondazione di Roma, l'area dei Castelli Romani era il territorio dei Latini, popolo italico del ceppo linguistico indoeuropeo.
La loro antica città venne chiamata Alba Longa: le cronache raccontano che il suo fondatore fu Ascanio, figlio di Enea, alcuni anni dopo la distruzione di Troia, più o meno intorno alla metà del XII secolo a.C.
La localizzazione dell'antica città latina è ancora controversa: alcuni ritengono si trovasse tra il Monte Cavo e il lago Albano, nella località di Palazzolo, presso Rocca di Papa, altri giudicano più attendibile la località di Coste Caselle, presso Marino, altri ancora ipotizzano l'area occupata dall'odierna Castel Gandolfo.
A capo di 47 città, 30 latine e 17 federate, Alba Longa convocava annualmente i vari rappresentanti politici e religiosi sulla vetta del “Mons Albanus”, centro della Lega Latina e santuario di “Juppiter Latiaris”, per la celebrazione delle “Feriae Latinae”.
Secondo la leggenda, dall'unione del dio Marte con Rea Silvia, figlia di Numitore, uno dei re di Alba Longa, nacquero i gemelli Romolo e Remo: il primo fondò Roma il 21 aprile 753 a.C. e ne fu il primo re.
Già da tempo sottomessa alle leggi romane, Alba Longa venne definitivamente distrutta nel 650 a.C.
“Ager Romanus”, luogo di svago degli imperatori romani
A partire dall'ultima età repubblicana lo stupendo paesaggio naturale e selvaggio del territorio albano, chiamato “Ager Albanus”, venne scelto per l'insediamento di numerose ville residenziali, terme, ippodromi, stadi, teatri e giardini, per lo svago degli imperatori romani e delle famiglie patrizie.
Tra questi, Clodio, Pompeo, Augusto, Caligola, Nerone, Quinto Aurelio, Marco Giunio Bruto, Domiziano: quest'ultimo fece costruire, tra la via Appia e il lago Albano, una villa-parco che si estendeva su una superficie di 55 ettari per circa 14 chilometri quadrati.
Le Ville Pontificie sorgono sui resti del “Albanum Domitiani”, grandiosa residenza di campagna dell'imperatore Domiziano (81-96 d.C.).
In questo luogo, secondo molti studiosi, sorgeva il centro dell'antica Albalonga.
Qui Domiziano stabilì quasi in permanenza la sua dimora.
I ruderi di queste imponenti costruzioni furono spesso depredati per essere utilizzati per la costruzione delle ville di famiglie nobili come i Savelli e i Barberini.
Intorno all'anno mille sorsero alcuni piccoli villaggi a ridosso delle monumentali rovine del “Ager Albanus”.
Una bolla di papa Benedetto IX del 1037 dona al Cenobio di Grottaferrata un possedimento abitato da contadini che iniziarono a lavorare per il monastero che vi fu costruito.
Nello stesso periodo venne costruito anche il castello dei marchesi Gandolfi di Genova, che dette il nuovo nome alla località: “Villa Gandulphi”.
I nobili abitanti del castello dei Gandolfi
Dopo essere stato distrutto e ricostruito due volte, nel 1279 il castello passò a Giacomo Savelli, per tornare brevemente ai Gandolfi e poi ancora ai Savelli.
Dopo alterne vicende, nel 1596 il castello venne confiscato e incorporato alla Camera Apostolica.
Nel 1604, venne dichiarato proprietà inalienabile della Santa Sede ed eretto a Comune, diventando ufficialmente la residenza estiva dei Papi, anche se i papi erano sempre stati di casa al castello dei Gandolfi.
Nel 1605, con Paolo V cominciarono i primi lavori e nel 1623 il principe fiorentino Maffeo Barberini, papa Urbano VIII, fece restaurare l'antico castello con gli interventi di grandi artisti come Carlo Maderno, Gian Lorenzo Bernini, Pietro da Cortona e Andrea Sacchi.
Lo splendore di Castel Gandolfo, residenza estiva dei pontefici
Alla loro opera si deve l'attuale assetto del centro storico.
Vennero risistemati la piazza e il Palazzo Pontificio, fu edificata la Collegiata della chiesa di San Tommaso da Villanova su progetto di Gian Lorenzo Bernini.
Quest'ultimo progettò anche la fontana della piazza, il cui disegno è ispirato alla piazza di San Pietro.
Le due mulattiere vennero trasformate in strade alberate, denominate “Gallerie”, per le coperture dei lecci secolari.
La “Galleria di sopra” collega Castel Gandolfo ad Albano e al ciglio ovest del lago, mentre la “Galleria di sotto” porta alla via Appia, ad Albano e alle altre località a valle.
L'opera di risistemazione riguardò poi i giardini ed il muro di cinta del palazzo pontificio mentre Bernini disegnò il portale in travertino dal quale si accede al borgo dalla via di Marino, sormontato dallo stemma di Urbano VIII.
All'ingresso dei soldati francesi a Roma nel 1798, Albano istituì la Repubblica Albanense, affiliata alla Repubblica Romana, a cui venne unita anche Castel Gandolfo.
I castellani insorsero contro i francesi ma vennero sconfitti durante la battaglia di Frattocchie o di Castel Gandolfo e i francesi saccheggiarono il Palazzo Pontificio.
In seguito ritornò ai papi, fino al 1870, quando, con la fine del loro potere temporale, venne il tempo dell'abbandono e del decadimento.
Il Concordato con lo Stato italiano nel 1929 segnò il ritorno delle villeggiature papali in questa località.
Dal 1984 Castel Gandolfo è incluso e tutelato dal “Parco regionale dei Castelli Romani”.
Artisti e villeggianti famosi
Fin dai tempi degli antichi Romani i “Castelli” sono stati scelti da nobili, principi e papi per edificarvi ville in cui trovare rifugio dalla calura estiva.
Innumerevoli visitatori illustri hanno lasciato pagine piene di ammirazione e meraviglia per la bellezza dei paesaggi, le architetture rinascimentali e barocche e le tracce di una storia antichissima sparse ovunque.
Del resto, i “Castelli” rappresentavano una tappa importante del “Gran Tour”, il lungo viaggio di studio e formazione che i giovani aristocratici europei spendevano in Italia a partire dal XVII secolo.
Wolfang Goethe (1749-1832) la definì come «una contrada meravigliosa in mezzo alla quale si vive come in estasi»: la zona dei Castelli Romani affascinò il celebre autore de "I dolori del giovane Werther", che vi soggiornò due volte tra il 1786 ed il 1788.
A Castel Gandolfo fu ospite della villa Delizia Carolina, gestita dal ricco mercante d'arte Thomas Jenkins come una residenza estiva per gentiluomini e gentildonne, frequentata da artisti e letterati di cui Goethe apprezzò la compagnia, rimanendo incantato dalla bellezza dei luoghi che descrisse più volte nelle sue opere.
Artisti come Giovambatista Piranesi (1720- 1778) e James Harding (1798-1863) lasciarono magnifiche incisioni dedicate alle antichità di Castel Gandolfo.
Anche Stendhal (1783-1842), Massimo d'Azeglio (1798 - 1866) e lord Byron (1788-1824) vi soggiornarono ed espressero a chiare lettere la loro ammirazione per questi luoghi.
Anche il celebre poeta romano Giuseppe Gioachino Belli (1791-1863) amava molto questi luoghi e nel suo sonetto "Er viaggiatore" declama: «Ah ! chi nun vede 'sta parte de monno nun za nemmanco pe che cosa è nato».
Ettore Petrolini (1884-1936), attore comico e scrittore romano, immortalò nella canzone “'Nannì. 'na gita a li Castelli” lo stretto legame tra i romani ed i Castelli, da sempre meta di piacevoli passeggiate all'insegna della buona cucina e del buon vino.
Tra i personaggi illustri che a Castel Gandolfo sono nati, Pietro Savorgnan di Brazzà (1852- 1905), affascinante figura conosciuta come “l'esploratore dai piedi scalzi”, che da qui partì per esplorare l'Africa, scoprì le sorgenti del fiume Congo e fondò la capitale di questo paese, Brazzaville.
Scrittori come Luigi Pirandello, Carlo Emilio Gadda e Dan Brown hanno ambientato alcuni dei loro romanzi e novelle a Castel Gandolfo.
Cosa vedere:
- La piazza e la fontana
- La Chiesa di San Tommaso da Villanova
- Il Palazzo Pontificio
- La Specola Vaticana
- Il borgo
- Le Gallerie e i Villini
- Le Ville Pontificie
- La Chiesa di Santa Maria della Cona
- Villa Carolina - Torlonia
- Il Ninfeo Dorico
- Il Ninfeo Bergantino
- L'Emissario
- Il Lungolago di Castel Gandolfo
- Le Macine
- Il Romitorio di Sant'Angelo in Lacu
Come arrivare
In auto: Prendere la SS 7 Appia nuova (uscita n. 23 del G.R.A.), da qui seguire le indicazioni per Castel Gandolfo.
In treno: Dalla Stazione Termini prendere la linea per Albano Laziale e scendere alla fermata di Castel Gandolfo.
In bus: Da Roma prendere la Metro A con fermata ad Anagnina; da qui proseguire con le autolinee CO.TRA.L linea Roma - Castel Gandolfo.
Il testo in italiano è tratto da:
• brochure “Città di Castel Gandolfo”
(ass. culturale Castelli Romani Green Tour)