Conviene consigliare questo museo come prima tappa di un eventuale itinerario attraverso i musei archeologici provinciali perchè per il momento è l'unico a fornire gli elementi essenziali per la conoscenza dell'evoluzione di tutto il territorio riminese, e in particolare della Valle del Conca, al cui margine settentrionale si trova Riccione.
Si è formato presso la Biblioteca Civica negli anni sessanta del Novecento grazie all'attività di ricerca e di studio di un gruppo di appassionati, e ha trovato la sua sistemazione definitiva nel 1990 all'interno della struttura polivalente del "Centro della Pesa".
Dal 1998 è intitolato all'archeologo Luigi Ghirotti, ispettore onorario alle Antichità, che ne è stato uno dei principali artefici.
Si giova di un allestimento moderno ed è strutturato con esemplare chiarezza didattica in sei settori che contengono interessanti reperti paleontologici ed archeologici.
Ad una premessa generale sull'origine e sull'evoluzione della terra segue una sezione che illustra la situazione geologica locale per mezzo di grafici e di un plastico della Valle del Conca e delle aree limitrofe. La complicata storia geologica spiega l'attuale conformazione del territorio, modellato decine di milioni di anni fa dalle sovrapposizioni di rocce emerse dal fondale marino e dal loro scorrimento sulle argille, dalle loro fratture e dal mobile percorso dei fiumi che hanno eroso e modellato l'ineguale superficie delle terre emerse.
Campioni di rocce, di minerali e di fossili animali e vegetali documentano migliaia di anni di evoluzione, fino alla comparsa dei grandi mammiferi come l'elefante (o il mammuth), di cui sono stati rinvenuti alcuni grossi molari e il frammento di una zanna, il bisonte preistorico, di cui sono stati trovati una porzione di cranio, una mandibola e diverse ossa che hanno permesso la ricostruzione di un emischeletro, il cervo gigante e altri animali minori (orso, rinoceronte, castoro, topo ecc.).
Un diorama ricostruisce l'ambiente del bacino del Conca come doveva essere in un periodo che va da 200.000 a 100.000 anni fa, caratterizzato da un grande lago e da una serie di paludi, ma già da molto tempo frequentato dall'uomo.
Ricerche archeologiche soprattutto di superficie e rinvenimenti casuali hanno permesso di documentare le prime tracce dell'uomo nel territorio fin dal "paleolitico inferiore": ciottoli dapprima sbozzati in maniera molto rudimentale, poi scheggiati con una certa abilità, testimoniano la presenza umana in un ambiente che doveva essere diversissimo da quello odierno, con specchi di acqua, paludi e una folta vegetazione selvaggia.
Il museo espone una buona serie di reperti litici del paleolitico e del neolitico provenienti da molti luoghi della valle (comuni di Riccione, Misano, Morciano e Montefiore). Al neolitico, all'eneolitico, all'età del rame, alle età del bronzo e del ferro è dedicata la quinta sezione del museo, con reperti litici, metallici e ceramici (asce, pugnali, zappe, punte di frecce, spilloni, vari tipi di vasellame) provenienti da insediamenti posti a Riccione e nei dintomi.
Nella zona sono scarse le testimonianze della civiltà villanoviana, abbondanti invece nella vicina valle del Marecchia (e custodite nel Museo archeologico di Verucchio).
Fra i reperti del periodo successivo risaltano per la loro rarità alcuni frammenti di ceramica greca del V secolo provenienti da Morciano e da Misano, che attestano contatti e forse commerci con la Grecia, e i reperti provenienti da una tomba gallica del III secolo AC rinvenuta a Misano, che "si possono collegare a una sopravvivenza culturale celtica in un periodo in cui si era ormai affermata la romanizzazione del territorio" (R. Bambini).
L'ultima sezione del Museo è dedicata appunto alla conquista e alla colonizzazione romana del territorio, e nelle sue vetrine conserva testimonianze che coprono i secoii dal III a.C.al III d.C. Va precisato peraltro che il materiale archeologico rinvenuto nella zona nell'Ottocento è confluito nella sezione archeologica del Museo della Città di Rimini.
I Romani si affacciarono a questo territorio dopo la battaglia del Sentino (295 a.C.), ma solo dopo la fondazione della colonia latina di Ariminum (268 a.C.) e la conseguente assegnazione del territorio ai coloni furono in grado di tenere testa definitivamente ai Galli.
Si trattava di una zona di frontiera, ben presto servita dalla via Flaminia (220 a.C.) che congiungeva Rimini a Roma. Nel territorio sicuramente sorgevano case coloniche sparse, fattorie e ville rustiche di cui sono state individuate tracce in una cinquantina di siti, e da cui provengono i materiaii qui esposti: frammenti di vasellame, parti di pavimentazioni in cotto e in mosaico, brandelli di intonaco dipinto, elementi di suspensurae (che testimoniano l'esistenza di terme domestiche), tegole bollate. A sostegno dell'edilizia e della produzione agricola locali erano state create numerose piccole e medie fornaci - che producevano mattoni, tegole, vasellame, anfore vinarie, lucerne - di cui sono state trovate molte tracce.
Sembra che l'unico nucleo abitativo di una certa consistenza della zona sorgesse sulla via Flaminia in località San Lorenzo in strada.
Scavi recenti(1995-2001) vi hanno individuato tracce di abitazioni e di attività produttive (i cui resti sono conservati in situ), di una necropoli, di una fornace e forse di un edificio sacro. Da San Lorenzo in strada provengono lastre decorative fittili di grande bellezza (del II - I secolo a.C), in parte conservate nel Museo di Rimini, e dalla sua necropoli alcune tombe con i loro corredi, comprendenti anche oggetti in vetro e in osso, monete, ceramiche.
Nei pressi dell'insediamento romano, e al suo servizio, sorse in epoca molto antica la pieve di San Lorenzo in strada ricostruita nel dopoguerra), tuttavia documentata solo dal 997.
In uscita vengono presentate alcune mappe che illustrano lo sviluppo urbano di Riccione dal XVIII secolo ad oggi.
Testo tratto da:
Musei nella provincia di Rimini - Itinerari d'arte, storia e cultura
(Assessorati alla Cultura e al Turismo della Provincia di Rimini)