SEZIONE PALEONTOLOGICA
Riguarda nello specifico i fossili, e particolarmente gli ittioliti rinvenuti nell'ambito del Comune di Mondaino; ma ha premesse di carattere didattico che ci introducono alla storia più antica della terra, ad una lunga epoca che gli studiosi collocano fra il miocene e il pleistocene, cioè nell'età messiniana, circa sei milioni di anni fa.
L'area di Mondaino (come quelle prossime di Montefiore di Saludecio) era allora occupata da una sorta di grande lago d'acqua salata, profondo almeno dai cento ai duecento metri, che l'evaporazione ha lentamente prosciugato. Per questo ora è particolarmente ricca di fossili, segnalati già nell'Ottocento, ma studiati soprattutto dal 1983, quando una frana ha indotto a compiere una regolare campagna di scavo.
Il museo espone, scientificamente classificati, una grande quantità di reperti di quello scavo con altri, frutto di ritrovamenti effettuati in varie occasioni in altre parti del territorio: si tratta soprattutto di molte specie di pesci fossili, alcune anche molto rare, oltre che di molluschi, di echinodermi e di elementi vegetali terrestri.
Una specie fossile trovata qui e che non sembra avere confronti in altre zone, è quella di un pesce lanterna denominato Ceratoscopoles miocenicus.
Naturalmente è stata la particolare caratteristica dei sedimenti che hanno colmato il grande lago, e che si sono formati per evaporazione marina, a permettere la fossilizzazione dei resti degli organismi che vi vivevano.
Accanto a pesci di modesta e piccola dimensione nel bacino messianico c'erano anche pesci grandi, come i1 Procacharodon megalodo, uno squalo gigantesco che poteva essere lungo fino a trenta metri, assai diffuso in epoca miocenica: infatti ne sono stati trovati alcuni denti.
Nel museo la sua presenza viene evocata nel diorama ricostruttivo dell'ambiente marino dell'epoca messiniana.
Il museo è ubicato al piano terra del trecentesco castello malatestiano che ospita anche il Municipio, cui è addossata una piccola, splendida piazza rotonda porticata, costruita nell'Ottocento.
Da questa piazza parte la strada principale del paese, rettilinea, sulla quale si affacciano la settecentesca chiesa parrocchiale dedicata a San Michele Arcangelo e il seicentesco ex convento di Santa Chiara.
SEZIONE DELLE MAIOLICHE
In seguito al rinvenimento dei resti murari di un torrione medievale, nel 1995 furono condotti scavi stratigrafici che portarono alla scoperta di molti frammenti ceramici; questi si rivelarono, in gran parte, "scarti di lavorazione e di cottura di maioliche, che documentarono l'esistenza in posto di una produzione fino ad allora solo ipotizzata" (M.G. Maioli). Le ricerche vennero approfondite ed estese, grazie alla partecipazione di un gruppo di volontari sotto la direzione scientifica della Soprintendenza, e portarono alla scoperta di altro materiale analogo, tutto di buona qualità, una campionatura del quale è presentata in questo nuovo, piccolo Museo (2004).
Vi sono esposte dunque molte preziose maioliche, sia intere che frammentarie, tutte rinvenute a Mondaino e di produzione locale, databili fra il XIV e il XVII secolo. Inoltre, mediante l'accostamento di scarti di lavorazione di prima e seconda cottura a pezzi "finiti" e mediante appositi pannelli figurati, vi sono illustrate le fasi principali della fabbricazione delle maioliche. L'esposizione di accessori per l'impilamento dei manufatti nel forno (distanziatori) e degli strumenti dei ceramisti si accompagna infine alla suggestiva e minuziosa ricostruzione dell'ambiente di lavoro di un ceramista cinquecentesco.
La produzione della ceramica a Mondaino fiorì nel corso del XV secolo ed ebbe il suo apice nel corso del secolo successivo.
Dal punto di vista della tipologia e dello stile sembra tributaria della ceramica marchigiana e in minor misura di quella romagnola; le ciotole, le scodelle e i piatti di Mondaino sono decorati con colori caldi e forti. "I ritrovamenti testimoniano una fabbricazione di maioliche abbondante fino alla metà circa del Seicento e consentono anche di rivendicare a Mondaino diversi esemplari in collezioni pubbliche e private già attribuiti a Pesaro, a Casteldurante e persino a Venezia" (S. Nepoti).
Testo tratto da:
Musei nella provincia di Rimini - Itinerari d'arte, storia e cultura
(Assessorati alla Cultura e al Turismo della Provincia di Rimini)