La storia di Palazzo Madama affonda le sue radici nell'età della romanizzazione del Piemonte, quando Torino divenne un avamposto strategico per il controllo e il governo dei passi alpini.
Il nucleo architettonico originario è costituito infatti dalla struttura della Porta Decumana, con due torri di sedici lati che marcavano la via di accesso attraverso la possente cerchia di mura che proteggeva Augusta Taurinorum.
Con la caduta dell'impero romano, prese forma, intorno alle torri, un edificio a carattere difensivo che mutò, tra il XIV e il XV secolo, per volere dei duchi Filippo e Ludovico di Acaia, in un vero e proprio castello residenziale, dotato di due nuove torri, di un grande cortile porticato, di sale e ambienti di servizio adatti ad ospitare la corte, che aveva a quel tempo il suo centro di governo nel castello di Pinerolo.
L'estinzione della dinastia degli Acaia nel 1418 determinò il passaggio del castello ai Savoia e il suo progressivo inserimento, con la creazione della nuova capitale, trasferita da Chambery a Torino nel 1562, nel sistema delle residenze urbane sviluppatesi intorno al palazzo ducale, poi reale.
Da questo momento Palazzo Madama diviene un fulcro incessante di trasformazioni e di adattamenti e muta il suo nome in omaggio alle figure delle due grandi reggenti che lo elessero a propria residenza: Maria Cristina di Francia, figlia di Enrico IV e di Maria de' Medici, e Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours.
Nel 1637, Cristina diede inizio a un grandioso cantiere di ammodernamento che portò, tra l'altro, alla copertura della corte interna medievale e allo sviluppo, al primo piano, di una grande sala per ricevimenti.
Alla fine del Seicento Maria Giovanna Battista fu l'artefice della nuova immagine del palazzo, pensata per affermare anche con la magnificenza dell'architettura il nuovo status regale acquisito in seguito all'incoronazione di Vittorio Amedeo II a Re di Sicilia (1713).
Presero così avvio i lavori di ristrutturazione delle anticamere e delle sale dell'appartamento, che furono rivestite da sontuosi apparati decorativi in stucco, ad affresco, in legno intagliato e dorato.
Il salone centrale, caratterizzato da un ordine dorico di grandi proporzioni e dalle personificazioni delle Province Sabaude fu rinnovato e ampliato verso la piazza.
Infine, si affidò a Filippo Juvarra il progetto della nuova facciata con il grandioso Scalone, destinato a diventare una tra le più significative invenzioni del Barocco europeo.
Con la morte di Maria Giovanna Battista (1724) e la distruzione, negli anni napoleonici, della galleria che lo collegava al Palazzo Reale, Palazzo Madama non venne più abitato.
La destinazione a funzioni museali e pubbliche prese avvio nel 1832, quando per volere di Carlo Alberto fu allestita e aperta al pubblico, nel piano nobile, la Regia Pinacoteca, ora Galleria Sabauda; ma già nel 1848, con l'emanazione dello Statuto, il nuovo museo fu costretto a cedere spazio al Senato Subalpino, collocato nel grande salone al primo piano.
Ancora una volta Palazzo Madama si trovava al centro dei grandi processi che segnavano la storia di Torino e del Piemonte.
Fu in quest'aula che Vittorio Emanuele II, il 10 gennaio 1859, pronunciò il celebre discorso del “grido di dolore” che diede il via all'impegno dei Savoia per la causa italiana, e ancora qui, il 9 dicembre 1864, fu approvata la legge per il trasferimento della capitale a Firenze.
Nel 1924 lo Stato italiano concesse al Municipio di Torino l'uso di Palazzo Madama e il 20 novembre 1934 si aprì al pubblico, negli ambienti restaurati, il Museo Civico.
A partire da questo momento la storia del Palazzo si intreccia intimamente a quella delle raccolte d'arte che la Città di Torino aveva cominciato a radunare, grazie ad acquisti e a importanti donazioni, dal 1863.
Un'azione e un progetto culturale lungimirante, che aveva consentito, negli anni della grande dispersione del patrimonio nazionale, di conservare centinaia e centinaia di testimonianze di scultura, di pittura e di arti decorative prodotte in Piemonte dal medioevo all'età moderna.
Palazzo Madama fu chiuso al pubblico nell'inverno del 1988 per realizzare lavori di recupero funzionale e riallestimento, in parte finanziati dall'allora Cassa di Risparmio di Torino, lavori che avrebbero dovuto concludersi nel giro di un quinquennio.
Ragioni diverse fecero sì che gli interventi si concentrassero poi unicamente sulla messa a norma del Palazzo.
Nel 1997 prese avvio una seconda fase di lavori che ha portato, anche grazie al fondamentale apporto della Fondazione CRT, alla riapertura del museo il 15 dicembre 2006 con un nuovo allestimento.
Palazzo Madama è oggi un grande, complesso edificio storico, senza eguali in Europa, dove è possibile rintracciare frammenti del passato che vanno dai lastricati del Decumano Maximo alle superbe invenzioni di Filippo Juvarra; ed è anche un museo moderno che documenta attraverso le sue collezioni secoli di civiltà che appartengono alle aristocrazie di governo e alle comunità civili della pianura e delle valli alpine del Piemonte.
L'attuale itinerario museale si sviluppa su quattro piani: a livello delle fondazioni romane, il Lapidario Medievale, con sculture in pietra e oreficerie; al piano terra, dove sono le testimonianze più numerose del castello quattrocentesco, le arti dal medioevo al Rinascimento, con il celebre Ritratto d'uomo di Antonello da Messina; al primo piano, dentro le stanze barocche, le arti del Sei e Settecento, con la quadreria, i mobili di Piffetti e di Prinotto e le fastose decorazioni delle sale.
Infine, al secondo piano, le Arti Decorative di tutte le epoche: ceramiche, avori, oreficerie, tessuti, vetri.
Orario
• Scalone e Corte Medievale:
da martedì a sabato h 09.00-19.00
domenica h 09.00-19.00
• Museo Civico d'Arte Antica:
da martedì a sabato h 10.00-18.00
domenica h 10.00-19.00.
• La biglietteria chiude un'ora prima.
• Chiuso lunedì.
Ingresso
• A pagamento
• Il primo martedì del mese, non festivo, l'ingresso è gratuito.
Visitatori con disabilità
Struttura accessibile, prestito gratuito sedie a rotelle.
Come arrivarci
• Bus 11, 12, 51, 55, 56, 61, 68/
• Tram 4, 13, 15, 18
Il testo in italiano è tratto da:
- Bilancio Sociale - Fondazione Torino Musei