La chiesa di Santo Spirito a Firenze è una delle principali basiliche della città.
È situata nel quartiere dell'Oltrarno, la parte sud del centro storico, e con la sua semplice facciata domina la piazza omonima.
Fu costruita sui resti del duecentesco convento agostiniano distrutto da un incendio nel 1471.
Nel corso del XIII secolo gli Agostiniani erano giunti a Firenze stabilendosi in Oltrarno.
Al pari degli altri ordini mendicanti presenti in città (francescani in Santa Croce, domenicani in Santa Maria Novella, Carmelitani al Carmine), essi fecero della loro sede un importante centro artistico, teologico e culturale.
Per accogliere la folla che assisteva alle loro prediche venne presto creata piazza Santo Spirito.
Già nel 1287 il convento fiorentino aveva ospitato un importante Capitolo generale degli Agostiniani e nel 1284 era stato nominato Studio generale dell'Ordine.
Fiore all'occhiello era la ricca biblioteca, che nel 1450 arrivò a contare 577 manoscritti.
Il convento era frequentato da Francesco Petrarca, che instaurò un intenso rapporto con fra' Dionigi da Borgo San Sepolcro, che presentò il poeta a Roberto d'Angiò e gli permise di studiare i testi rari presenti in convento: grazie a queste frequentazioni Petrarca si avvicinò alla figura di sant'Agostino, che scelse come suo ideale interlocutore nel Secretum (1342-1434), ispirato alle Confessioni.
Anche Giovanni Boccaccio frequentò il convento stringendo una stretta amicizia con il frate Martino da Signa; proprio agli Agostiniani di Santo Spirito lasciò in eredità la propria, ricca biblioteca personale.
Verso la fine del XIV secolo il frate Luigi Marsili fu amico e corrispondente, oltre che di Petrarca, di Coluccio Salutati e altri: la cella del frate divenne un importante luogo di ritrovo per numerosi umanisti della prima generazione.
Anche nei primi decenni del XV secolo Santo Spirito rimase la sede privilegiata per il ritrovo dei circoli intellettuali fiorentini, con frequentatori come Leonardo Bruni, Poggio Bracciolini, Niccolò Niccoli, Roberto de' Rossi, Giannozzo Manetti, i quali formarono una delle prime accademia letterarie del XV secolo.
Intorno al 1434 si decise di rifare l'edificio medievale affidando la costruzione di una nuova basilica a Filippo Brunelleschi.
Dopo una lunga progettazione l'edificio venne iniziato nel 1444 e fu l'ultima grande opera del maestro.
Dopo la sua scomparsa avvenuta nel 1446, il cantiere passò alle mani di tre seguaci, Antonio Manetti, Giovanni da Gaiole e Salvi d'Andrea, l'ultimo dei quali realizzò anche la cupola dal 1479 al 1481.
I continuatori seguirono a grandi linee il progetto del maestro, ma non compresero a fondo la sua originalità, apportando numerose modifiche anche sostanziali, che stemperarono gli elementi più radicali secondo soluzioni più di compromesso, in linea col gusto dell'epoca.
Solo verso la fine del secolo XV la basilica fu completata, e dopo il 1492 fu ricovero per l'esule Michelangelo, che qui poté studiare l'anatomia dei cadaveri.
Per ringraziamento lasciò il Crocifisso oggi in sagrestia.
Il campanile è opera di Baccio d'Agnolo del 1503.
Con il passare dei secoli la basilica ha subito altri numerosi interventi, come il vistoso baldacchino barocco realizzato da Giovanni Caccini in collaborazione con Gherardo Silvani (1599-1608), posto sopra l'altare maggiore, che ha alterato le armoniche proporzioni brunelleschiane, soprattutto per quanto riguarda la visione prospettica di tutta la navata centrale.
Il sontuoso tempietto, che doveva contenere il Santissimo Sacramento, unisce fantasiosamente architettura, scultura e l'arte del commesso (il mosaico fiorentino) in pietre dure.
Il prospetto esterno della chiesa rimase spoglio, con pietre a vista, fino al XVIII secolo, quando venne intonacato.
La facciata interna invece fu realizzata da Salvi d'Andrea (1483-87) e conserva ancora la vetrata quattrocentesca con la Pentecoste realizzata su disegno del Perugino.