La storia
Il castello di Ibleto di Challant
Costruito su un picco roccioso a strapiombo sul torrente Evançon che domina il sottostante borgo di Verrès, il castello sfrutta le prerogative difensive e strategiche del sito, controllando sia l'imbocco della valle di Challand-Ayas sia l'asse viario principale della regione.
La giurisdizione feudale del territorio fu conferita intorno al 1372 a Ibleto di Challant, governatore e capitano generale del Piemonte, che da più di quarant'anni era al servizio dei duchi di Savoia. A questo grande condottiero spetta la ricostruzione integrale del castello di Verrès. Ibleto volle realizzare una dimora degna della sua potenza e dalla tipologia del tutto innovativa: a differenza dei castelli sorti in precedenza in Valle d'Aosta, costituiti da un'aggregazione di edifici racchiusi entro la cinta di mura, quello di Verrès è il primo esempio di castello monoblocco, che precorre il modello rinascimentale.
"Vive Introd et Madame de Challant!" Il castello è un cubo poderoso di circa trenta metri di lato, coronato da fitti beccatelli che sostengono la merlatura, in seguito coperta dal tetto.
Un'iscrizione in caratteri gotici, scolpita su una porta che dallo scalone introduce a un locale del primo piano, attesta che Ibleto pose mano ai lavori nel 1390.
A Ibleto, scomparso nel 1409, succedette il figlio Francesco, il quale morì nel 1442 senza discendenti maschi: invano le figlie Caterina e Margherita si batterono per mantenere il titolo comitale, che nel 1456, al termine di una lite giudiziaria, fu assegnato a Giacomo Challant di Aymavilles.
La tradizione riferisce che il giorno della festa della SS. Trinità dell'anno 1449, per propiziarsi la popolazione locale, Caterina scese a Verrès sulla pubblica piazza con il consorte Pierre d'Introd e intrecciò le danze con i giovani del paese, tra la folla esultante. Questo episodio è rievocato ogni anno nel Carnevale storico di Verrès.
La fortezza di Renato di Challant Nel 1536, Renato di Challant rinnovò l'apparato difensivo del maniero, adattandolo all'uso delle moderne armi da fuoco. In tale occasione, venne costruita la cinta muraria munita di cannoniere, di speroni a contrafforte e di torrette poligonali da offesa, idonei all'impiego dei cannoni e delle spingarde. L'ingresso fu reso più sicuro mediante la realizzazione dell'antiporta con il ponte levatoio e l'apertura di feritoie.
Si provvide inoltre ad aprire nuove finestre a crociera, in aggiunta a quelle di tipo gotico a monofora o bifora già esistenti, e nuove porte ad arco moresco, di evidente influsso spagnolo. Gli interni furono arricchiti con nuovi arredi.
Quando Renato di Challant morì senza lasciare eredi di sesso maschile (1565), il castello venne incamerato dai Savoia.
Nel 1661 il Duca Carlo Emanuele II ordinò di smantellarne gli armamenti e di trasferirli al Forte di Bard, punto strategico dove si concentrava la difesa della Valle d'Aosta.
Il recupero ottocentesco
Gli Challant riottennero il possesso della rocca nel 1696, e lo mantennero fino all'estinzione della casata, che si ebbe ai primi del XIX secolo.
A quell'epoca il castello si trovava in stato di abbandono da quasi due secoli: il tetto, già crollato in parte, era stato demolito per evitare il pagamento del canone erariale, così che i piani superiori erano esposti alle intemperie e invasi da calcinacci e malerbe. I proprietari che si succedettero nel corso dell'Ottocento non si curarono di contrastare il degrado dell'edificio, che sembrava destinato alla demolizione.
Come per i castelli di Issogne e Fénis, il salvataggio del monumento si deve all'interesse dell'architetto Alfredo d'Andrade, che intraprese gli interventi più urgenti per evitare ulteriori e irreversibili danni.
Nel 1894 egli riusciva finalmente a concludere per conto dello Stato l'acquisto del castello, proseguendone il restauro, che fu ultimato nel corso degli anni Venti.
Testo tratto da:
Depliant informativo Regione Valle D'Aosta