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Monte Scifo - Borgo Chiusa - San Todaro  Mammola

Escursioni a Mammola - Parco Nazionale dell'Aspromonte / Calabria


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MONTE SCIFO - BORGO CHIUSA - SAN TODARO

Escursioni


Mammola
» Area: Parco Nazionale dell'Aspromonte
» Regione: CALABRIA - ITALIA


Mappa Monte Scifo - Borgo Chiusa - San Todaro - Mammola

 Mappa / Come arrivare:

GPS/Coordinate geografiche di "Monte Scifo - Borgo Chiusa - San Todaro"
38°21'59.98" N - 16°13'59.99" E
Decimale: 38.36666 - 16.23333

Nota: La mappa indica la località, non la posizione esatta della struttura (Mappa)


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Monte Scifo - Borgo Chiusa - San Todaro è Escursioni a Mammola nell'area turistica Parco Nazionale dell'Aspromonte.

Comune: Mammola (RC)
Carta I.G.M.: 1:25.000 Gioiosa Jonica, 1:50.000 Taurianova
Altitudini: da 240 a 650 mt. s.l.m.
Tempo di percorrenza: da Mammola circa 20-30 minuti in macchina, ore 3-4,00 circa per l'escursione
Difficoltà: E — Escursionistico
Periodo: tutto l'anno
Appoggi: Agriturismo Cannazzi 0964.418023 — 338.7337229, Rifugio Montano 339.7888079 - 0964.414598; B&B Il Gallo Tel. 333.3228671 - 0964.414347 ; B&B Malea 0964.414239; C.F.S. di Mammola 0964.414030; Croce Viola Mammola 0964.418063;
Informazioni: Comunità Montana Limina 0964.414112, Comune di Mammola 0964.414025

Descrizione dell'itinerario:
Partendo da Mammola, gli escursionisti, radunatosi presso gli svincoli della S.G.C. Jonio-Tirreno, sotto gli archi monumentali dell'ex-Ferrovia Calabro-Lucana, in auto, si dirigono verso il Fiume Torbido, percorrendo la strada che attraversa la contrada Celano, dove sono visibili alcuni ruderi di un antico insediamento monastico Basiliano, fino ad arrivare al bivio Santa Venere, dolce collina d'ulivi di una cultivar locale chiamata Grossa di Mammola o Mammolese, da dove si può già ammirare una panoramica di tutta la Vallata del Torbido fino al mare Jonio, verso la montagna il centro storico di Mammola. A questo punto percorrendo la strada a sinistra, in leggera discesa, a circa un chilometro s'incontra un incrocio, che girando a destra si attraversa un gran ponte sul Torrente Zarapotamo, continuando si passa per i Piani di Rodinella, destinati alla coltivazione grano, orzo, segale (jermanu). Arrivati in cima alla collina s'incrocia la "Strada della Frazioni", la Provinciale Marcinà - Stalletti, svoltando a sinistra, costeggiando per un tratto, le pendici del Monte Scifo, si parcheggia l'auto, lasciandola nell'ampio parcheggio della "Rotonda della Chiusa".
La strada percorsa fino a questo punto è stata ricostruita ed ampliata seguendo in massima parte il tracciato dell'antica mulattiera che da Mammola portava ai Borghi delle Frazioni e proseguiva per Siderno Superiore, Agnana, Canolo e Gerace.
Si prendono gli zaini nelle macchine e si prosegue a piedi per circa duecento metri per il caratteristico Borgo Chiusa, uno dei Borghi rurali più affascinante e antico e ben conservato della Calabria, meta tutto l'anno, in particolare nel periodo estivo di numerosi visitatori, di cui molti turisti tedeschi. Si salutano le poche famiglie che abitano nel Borgo e s'inizia la visita per le caratteristiche strette viuzze (vinejuzzi), per ammirare le bellezze delle piccole case una attaccata all'altra di colore tufo, i piccoli portali, i balconcini, le finestre antiche e le piccole piazzette.
Dopo aver effettuato la visita, zaino in spalla, si riparte per l'escursione per imboccare uno dei tanti viottoli che partono della pista Tripitita e dalla Strada delle Frazioni, che portano alla scalata del Monte Scifo, salendo liberamente la pendice della montagna, per arrivare in cima. Da questo momento in poi il percorso ha un andamento molto agevole. Da quì s'inizia a godere di un panorama stupendo. Lo sguardo può spaziare per ammirare una gran parte di territorio che include lo Zomaro, Canolo con le cime delle Dolomiti del Sud, Gerace, Tre Pizzi, e gran parte della costa jonica reggina: Roccella Jonica, Siderno, Locri. La montagna tufacea di colore bianco si divide in una biforcazione dove si vede l'ampia Vallata del Torbido che comprende Mammola, Grotteria, San Giovanni di Gerace, Martone, Gioiosa Jonica, Marina di Gioiosa Jonica che chiude in riva allo Jonio. Si continua a camminare sul crinale della montagna, prestando molta attenzione in alcuni punti abbastanza critici, resi tali dalla conformazione del terreno costituito prevalentemente d'arenaria, quindi molto sdrucciolevole. Si prosegue sino ad arrivare ad una biforcazione da dove si proseguirà sulla sinistra costeggiando il crinale fino in cima. Si può ammirare meglio il panorama di prima al quale si è aggiunta un'altra parte della costa jonica reggina: Ardore, Bovalino, Bianco, sino ad arrivare, se la giornata è limpida, a Capo Spartivento. Particolare bellezza assumono le bianche cime del Monte Scifo nelle prime ore mattutine e serali quando, all'alba ed al tramonto il sole li tinge di vari colori. Quì gli amatori della fotografia possono sbizzarrirsi a ritrarre particolari della montagna stessa e ampi e unici scorci panoramici. Le fiancate della montagna, rigogliose di fresca erba, sono quotidianamente frequentate da numerosi greggi di caprini ed ovini custoditi da pastori delle frazioni vicine di Chiusa ed Aspalmo. S'inizia il percorso di ritorno, scendendo e superando quattro piccole valli, costeggiando la montagna e per un tratto la pista Tripitita e la Strada delle Frazioni si arriva alla "Rotonda della Chiusa" dove sono parcheggiate le macchine. Monte Scifo, si può ammirare da qualunque punto d'osservazione della Locride, con lo sguardo verso l'interno, appare alto e lungo di colore tufaceo, simile ad una grande balena, il Monte è la massima altura prospiciente al mare.
Depositati gli zaini si prendono le auto e si ritorna indietro, dalla Strada Provinciale percorsa nella mattinata, che porta verso la Limina e San Giorgio M. attraversando la Frazioni Acone e dopo circa due chilometri, all'incrocio che porta alle Frazioni Reito e Dirupata, si possono parcheggiare le macchine per cinque minuti per ammirare la grande "Pietra Allampata" (Timpa Tronata), che fa da confine del Parco Nazionale dell'Aspromonte, nelle vicinanze si trova l'antico sentiero della Dirupata che porta verso la Fiumara Novito di Canolo, prosegue per Prestarona e arriva a Gerace. Si riparte e dopo pochi minuti, svoltando sulla sinistra si arriva alla Frazione San Todaro, che ricade nel Parco Nazionale dell'Aspromonte, si parcheggiano le macchine e s'inizia a prendere posto nella piazzetta della Frazione per consumare il pasto. Dopo si inizia la visita della Frazione anticamente molto abitata, attualmente residenza di una diecina di famiglie.
In alternativa alla visita della Frazione San Todaro, si può pensare alla visita della Frazione Aspalmo di Mammola che si trova ai piedi del Monte Scifo dalla parte opposta al Borgo Chiusa. Per raggiungere la Frazione Aspalmo si deve percorrere tutta la pista Tripitita che costeggia Monte Scifo. La Frazione, si presenta con molte case piccole una attaccata all'altra nella zona alta del Borgo mentre nella parte bassa le case sono sparse. Dalla zona alta un sentiero nelle vicinanze del serbatoio dell'acqua porta alla pineta di Monte Scifo, e proseguendo poi in discesa si arriva sulla strada Provinciale che porta al Borgo Chiusa. Dalla pineta di Monte Scifo si può ammirare una veduta panoramica della costa Jonica, della Diga del Lordo e della cittadina di Siderno, raggiungibile a pochi chilometri. Nelle vicinanze si trovano quattro Frazioni Aspalmo di cui ricadono, due nel Comune di Mammola (Aspalmo e Aspalmo Feudo), due a Grotteria (Aspalmo Superiore e Inferiore), la Frazione Salvi di Siderno e il territorio del Comune di Agnana. Fino alla fine del 1900 tutto il territorio di Aspalmo, la zona di Salvi di Siderno e una parte del territorio di Agnana facevano parte del Comune di Mammola.

Borgo Chiusa e Monte Scifo
La frazione Chiusa prende il nome dalla sua posizione topografica. Infatti è un villaggio chiuso dal torrente ad est e dal colle dello "Scifo" a nord, che la sovrasta e l'opprime con la sua ombra.
Di origine incerta, ma, di antica fondazione, è un insediamento rurale di tipo medievale caratterizzato dalle strade strettissime che si percorrono solo a piedi, e dalle case piccole e costruite con materiali del luogo.
Sorge sul pendio dello Scifo, il cui etimo trarrebbe la sua origine, secondo la tradizione, dalla forma del recipiente di legno dove vengono pelati i maiali o dall'etimo ebraico "scifo" = nudo, senza vegetazione.
Sulla cima dell'amba tabulare pliocenica furono rinvenuti reperti archeologici, come e monete, armi, e cocci di vasellame d'argilla. Esistono ancora tracce e ruderi di tombe dove furono rinvenuti resti umani, testimonianti un'antica comunità di incerta origine. La tradizione, pone, erroneamente in esso una presunta antica Gerace, equivocando, forse con l'esistenza di qualche colonia Locrese, che noi vorremmo identificare con Iton o Itone, città ignota che Tucidide soltanto ricorda, narrando che nelle Olimpiadi 89 venne dagli ateniesi, spedito Feace a Locri per trattare di una lega con gli italiani (Hitaloi) e che costui trovò impegnati in una guerra con gli Itonesi, o Meleasi, loro finitimi e coloni.
Nel territorio di Chiusa, e precisamente a valle, si può osservare ancora una grotta ampia e profonda detta " Grotta dei Monaci", che la tradizione fa risalire a molti secoli addietro, e intorno ad essa si narrano molte leggende popolari, come e quella del tesoro nascosto "vincolato", e di un misterioso canto salmodico di monaci nelle notti estive.
Dallo studio dei resti archeologici, si ritiene che sul Monte Scifo sia esistito un villaggio indigeno dell'età del ferro (XI-VII sec A.C.). Esistono tracce di un complesso edilizio rudimentale, costituito da capanne in pietrame ricoperto da scisti argillose oggi completamente distrutto dai nubifragi e dal vandalismo umano.
Reperti di rilievo sono: manufatti (alcuni d'impasto grezzo cotti al sole; altri meglio lavorati, forse cotti al forno), cocci, più esattamente di tombe. Frammenti ossei (tibie, ulne) umani e di animali perfettamente calcificati.
Sui fianchi della collina sono state rinvenute anche molte concrezioni calcaree, di una curiosa forma "dendritica".
Resti fossili: (meduse, conchiglie) di varie dimensioni, risalenti alla sommersione del periodo pliocenico, simili a soggetti tuttora viventi nei mari della Sonda, fossili marini di clima caldo.
La presenza di scarsi frammenti di ceramiche elleniche, attesta che la tribù aborigena, asserragliata sull'amba lontana del mare, può aver mantenuto, scambi commerciali con le popolazioni di oltre mare, e, forse, assorbita da esse ed ellennizzata.
dal libro "MAMMOLA" di V. Zavaglia

Monte Scifo
Nel solo territorio mammolese sono state scoperte interessanti Necropoli di Età Neolitica, in contrada Chiusa, in località Pian di Milio sul Monte Scifo. Si tratta di capanne e pietrame sciolto, a forma circolare, con vestigia consistenti in frammenti di oggetti fittili neolitici e d'impasto grezzo. Tra l'altro, sono stati rinvenuti ossa umane e di animali calcificati, delle lame di ossidiana e frammenti di ceramica colorata, 4500 a. Cr. circa.
dal libro " SCHOLAE PRAETORIATIS" di G. Pittari

Villaggio San Todaro
Il Villaggio rientrava, secoli orsono, nel patereccio di donazione al Monastero di San Nicodemo de Patera, sulla Limina, con il nome di San Teodoro, assieme ai villaggi "Solvia", "San Fantino", "Santa Venere", e "Cami" è perciò il più antico dei villaggi, attualmente esistenti nel territorio, di cui si ha memoria degli antichi documenti.
Etimologicamente si ricollega al nome del Santo omonimo, nome di un Santo Basiliano. A memoria di uomini di questo secolo, risale il ritrovamento di ruderi di un oratorio e di arredi sacri di altare, come candelabri ed un ostensorio di metallo. Ancora oggi negli sterri per costruzione di case si riesumano resti umani di imprecisata origine. E' certo che nella zona esisteva un villaggio più antico e distrutto da sismi o abbandonato dagli indigeni. Ricostruito da un secolo circa, conta oggi 206 abitanti, e dopo Aspalmo è il villaggio più popolato, e con i nuclei vicini totalizza un complesso di 1903 abitanti.
Le frazioni collegate al centro da strade ancora in costruzione. Alcune sono collegate anche da telefono, e oggi, quasi tutte beneficiano di luce elettrica, scuole e acqua.
dal libro "MAMMOLA" di V. Zavaglia

Testo a cura di:
Gino Larosa


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 Photo by: Gino Larosa


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