PORTOBUFFOLÈ (Veneto) è un Comune italiano di 735 abitanti, situato a 10 metri s.l.m. , il suo territorio si estende su una superfice di 5,08 kmq.
«Indubbiamente Portobuffolè, con il suo inesauribile fascino, fa intuire oltre che una eccezionale struttura di città, anche un rivissuto di mito, di arte, di una "facis" urbanistica e architettonica paragonabile, in scala ridotta, a Venezia».
(Arch. Giovanni Mateazzi, L'uomo e ta j torta in Portobuffolè. Immagini e cultura, 1984).
Parte della Decima regione romana dal 201 a.C. circa, Septimum de Liquentia, venne fondata come stazione militare per la sua posizione ottimale: distava appena sette miglia dal centro di Opitergium, si trovava sul confine con il medio Friuli, e disponeva di una via d'acqua fluviale praticabile, che la metteva in collegamento diretto con i commerci della laguna.
Il nome Portus Bufaleti (da cui Portobuffolè), potrebbe derivare dalla parola bova, (latino medievale), che significa canale (Angelo Marchesan, Gaia da Camino, Treviso, 1904), oppure dalle "bufaline", barche di modeste dimensioni a fondo piatto (B. Florian, Portobuffolè. Ieri e oggi..., 1999).
Con il padovano Tito Livio abbiamo la sicurezza che il Portus Liquentiae fosse già in uso nel I secolo d.C., mentre la più antica testimonianza cristiana dell'esistenza di Septimum risale al VII-VIII secolo d.C., in occasione della transazione del corpo di San Tiziano, vescovo di Oderzo, da Septimum de Liquentia a Ceneda.
Nel Mille si fece imperante l'esigenza dei Vescovi di Ceneda di fortificare i loro feudi, per proteggerli dalle invasioni barbariche.
Tra il Piave e il Livenza sorsero, quindi, una serie di rocche e castelli.
Portobuffolè, per l'importanza che rivestiva come porto e perché si trovava nel punto più alto del fiume in cui finiva la navigabilità, fu circondata da un fossato, dotata di mura e caratterizzata da sette torri, di cui oggi ne rimane un'unica superstite, nota come la più temibile prigione del castello.
Nel Trecento il borgo passa sotto la giurisdizione di Tolberto, conte di Ceneda e marito di Gaia da Camino, donna a cui Dante dedica il XVI canto del Purgatorio.
Nel 1384 Portobuffolè entrò a far parte dei domini veneziani, fu assegnata alla Repubblica e controllata da un Podestà.
Dalla fine del Trecento e fino al 1480 si stabilì nella podesteria una comunità ebraica.
L'attuale Duomo in origine era una Sinagoga e divenne edificio religioso per la cristianità nel 1559.
Durante tutto il XVI secolo lo sviluppo economico-mercantile favorì la nascita di una nuova tipologia urbana.
Edifici signorili aprirono il nucleo del castello, trovando posto nelle zone al di fuori del recinto murario.
Il convento dei Servi e il borgo di San Rocco costituirono i punti di riferimento di espansione per il nuovo insediamento cittadino.
Testimonianza di tale apertura la villa Cellini-Giustinian-Salice.
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PORTOBUFFOLÈ - Veneto Come arrivare e muoversi
Porti / Aeroporti / Stazioni / Autostrade (Le distanze sono da intendersi "in linea d'aria".)
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