Il territorio di Mompeo era in antichità abitato certamente dai sabini, collegati con la città di Curi (Cures), che doveva sorgere nei pressi di Corese Terra.
Poi, come noto, attraverso varie vicende i sabini si fusero coi romani formando un unico popolo.
Anche sulle colline di Mompeo, relativamente vicine all'Urbe e già ben note, sorsero con il tempo le dimore campestri di romani abbienti.
Gli avanzi dei monumenti che ancora si vedono testimoniano l'antica esistenza di ville più o meno importanti delle quali non altro resta se non quella parte cui i romani annettevano la maggiore importanza, cioè le conserve d'acqua, gli acquedotti e i locali da bagno.
L'antica credenza poi che il comune di Mompeo, in località Palombara, sorgesse la villa di Gneo Pompeo ha prove molto più sicure, tra le quali quella maggiore linguistico fonetica.
Tuttavia non solo la tradizione rievoca gli antichi fasti della civiltà romana: in questa ridente zona della Vallata del Farfa sono ancora evidenti numerose testimonianze di siti archeologici di notevole interesse, tra cui spiccano monumenti funerari, resti di ville, un cippo miliare, conserve d'acqua e criptoportici ed il caratteristico ponte sul Farfa.
Dopo l'età imperiale, si rinvengono notizie di Mompeo nell'817 d.C. dal Regesto Farfense, dove si parla del Fundum Pompeianum quale territorio di pertinenza dell'Abbazia Benedettina, confermato in una nota dell'825, e nell'840 in un diploma dell'imperatore Lotario.
Di lì a poco, nell'875, l'Abate Giovanni conferisce l'investitura feudale dei suoi domini ad un tale Francone, che fa edificare la sua fortezza su di un colle, ovvero l'attuale zona del centro storico.
Tornò poi sotto il diretto controllo dell'Abbazia che nel 956 lo cedette a Gaiderisio e Ottavio di Bura, incaricati inoltre della ricostruzione del monastero ormai in rovina.
I Crescenzi possedettero il feudo nel 1050, passò quindi ai Savelli e poi agli Orsini che ne tennero la signoria per circa cinque secoli.
Nel 1635 Mompeo pervenne ai banchieri fiorentini Capponi che ne furono proprietari sino al 1646, allorchè fu venduto ai marchesi Naro di Roma e da questi, per successione, passò ai Patrizi.
La signoria Naro rappresentò per Mompeo un'epoca di intenso rinnovamento urbanistico, con grandi opere di ristrutturazione ed abbellimento del centro storico, il rifacimento delle strade, la costruzione della porta d'accesso al borgo e l'imponente colonnato antistante; l'antico Palazzo Orsini nel XVII secolo venne trasformato e dotato di spettacolari giardini.
Dopo questo periodo di particolare splendore, si ricorda ancora la famiglia Naro fino alla metà del XVIII secolo, cui fecero seguito fino al '900, quali proprietari del Palazzo Baronale, i Patrizi, i Luciani, Ciufici, nonché i Baranello e i Di Salvo.
Dal 1995 il Palazzo Baronale è proprietà del Comune di Mompeo.
Fino al 1870 Mompeo fu territorio dello Stato Pontificio, Provincia della Sabina, Distretto di Poggio Mirteto; durante il Regno d'Italia fu aggregato alla provincia di Perugia, Circondario di Rieti, fino a diventare nel 1927 Comune della nuova Provincia di Rieti.
Durante la parentesi del dominio francese il comune fu ascritto dapprima al dipartimento del Clitunno, cantone di Poggio Mirteto (1798-1799) per passare poi al dipartimento di Roma, circondario di Rieti, cantone di Poggio Mirteto, come comunità dipendente da Salisano (1810-1814).
Con la Restaurazione e la riforma del 1816 Mompeo tornò inizialmente luogo baronale dei Patrizi, ma già 1817 divenne governo di secondo ordine dipendente dal governo di Fara, delegazione di Rieti e distretto di Poggio Mirteto, con le comunità appodiate di Casaprota e Salisano.
Nel riparto territoriale del 1827 Mompeo risulta comunità dipendete dalla podesteria di Salisano, mentre in quello del 1831, è di nuovo ente autonomo nell'ambito del distretto di Fara.
Dopo l'annessione al Regno d'Italia, avvenuta nel 1860, il comune entrò a far parte della provincia di Perugia, dal 1923 appartenne alla provincia di Roma finché nel 1927 fu incluso nella neoistituita provincia di Rieti.
Testo a cura di:
Michela Cortegiani