La galleria Vittorio Emanuele II è una galleria commerciale di Milano che, in forma di strada pedonale coperta, collega piazza Duomo a piazza della Scala.
Per la presenza di eleganti negozi e locali, fin dalla sua inaugurazione fu sede di ritrovo della borghesia milanese tanto da essere soprannominata il "salotto di Milano": costruita in stile neorinascimentale, è tra i più celebri esempi di architettura del ferro europea e rappresenta l'archetipo della galleria commerciale dell'Ottocento.
Chiamata semplicemente "la Galleria" dai milanesi, viene spesso considerata come uno dei primi esempi di centro commerciale al mondo.
La presenza di passaggi coperti di Milano intesi come portici risale alla città medievale: nel XIII secolo Bonvesin de la Riva annotava nelle sue “Meraviglie di Milano” la presenza di circa sessanta porticati nella città, allora chiamati "coperti".
Con l'avvento degli Sforza prima e della dominazione spagnola poi, i porticati vennero progressivamente demoliti fino a lasciarne pochissimi superstiti, tra cui il “coperto dei Figini” che sarebbe stato paradossalmente demolito per la realizzazione della galleria Vittorio Emanuele II.
D'altro canto Milano fu la prima città in territorio italiano e dell'Impero austriaco, con la galleria De Cristoforis, a dotarsi di un passage sulla moda di quanto stava accadendo nelle principali capitali europee dove si costruivano passaggi con copertura in ferro e vetro a carattere commerciale, come le galerie Vivienne di Parigi e Burlington Arcade di Londra.
La galleria De Cristoforis rappresentò tuttavia un caso isolato e per trent'anni fu l'unica galleria di Milano: la città si presentava quindi all'unità d'Italia senza quella tradizione di porticati e passaggi coperti più tipica di città come Torino e Bologna.
L'arco d'ingresso principale su piazza del Duomo è stato concepito sia per struttura sia per dimensioni per assomigliare a un vero e proprio arco trionfale.
L'arco principale è diviso in tre partiture verticali: la parte centrale è riservata a un unico fornice maggiore, mentre le partiture laterali, simmetriche rispetto a quella centrale, sono divise orizzontalmente in due ordini.
L'ordine inferiore è composto da un più piccolo fornice deputato al passaggio delle persone situato tra due colonne di ordine corinzio che reggono le cornici: il piano superiore si ripete con delle bifore al posto dell'arco.
Il complesso dell'arco d'ingresso è leggermente aggettante rispetto al palazzo dei portici settentrionali per essere messo in evidenza.
Sul fastigio, che arriva a 32 metri di altezza dal suolo, è scritta la dedica della Galleria:
« A VITTORIO EMANUELE II. I MILANESI »
L'arco su piazza della Scala riprende seppur in maniera meno ricca l'impostazione dell'arco principale su piazza del Duomo: il fornice maggiore è affiancato da due ordini orizzontali sovrapposti che ripetono archi a tutto sesto in simmetria rispetto all'asse verticale dell'arco.
Il problema del mancato allineamento tra l'asse della Galleria e piazza della Scala fu risolto inserendo un'esedra di derivazione rinascimentale all'uscita della galleria.
La struttura principale della Galleria è formata da due bracci incrociati, di cui il maggiore che congiunge piazza della Scala a piazza Duomo è lungo 196 metri, mentre il minore che unisce via Foscolo a via Pellico misura 105 metri.
Le facciate interne, impostate su tre piani più un mezzanino, presentano una decorazione piuttosto vistosa in stile rinascimentale lombardo.
La decorazione del braccio laterale è completata da quattro semilunette dipinte sull'interno due ingressi laterali, raffiguranti la Scienza di Bartolomeo Giuliano, l'Industria di Angelo Pietrasanta, l'Arte di Raffaele Casnedi e l'Agricoltura di Eleuterio Pagliano.
All'intersezione dei bracci della Galleria si trova lo spazio sormontato dalla cupola, chiamato "ottagono" per la sua forma ottenuta dal taglio dei quattro angoli all'incrocio delle due gallerie ortogonali.
L'ottagono, i cui lati opposti distano 36 metri, presenta decorazioni parietali con cariatidi, telamoni e stucchi come il resto della Galleria.
Vi erano in origine 25 statue in gesso raffiguranti i maggiori personaggi della storia italiana, tra cui Dante, Leonardo, Cavour, Volta e altri, realizzate dai maggiori scultori milanesi dell'epoca tra cui Odoardo Tabacchi, Antonio Tantardini e Pietro Magni.
Le statue vennero rimosse e mai risistemate a partire dal 1891 per via della loro cattive condizioni di conservazione.
Le cime delle quattro pareti derivate dal taglio sono ornate ognuna da una lunetta dipinta, larga alla base 15 metri e di altezza massima di 7 metri, che rappresenta un diverso continente: per la decorazione furono scelti quattro artisti già affermati a Milano.
L'America viene rappresentata come una figura femminile circondata da alcuni afroamericani e da un indigeno, realizzata da Raffaele Casnedi, professore di disegno presso l'Accademia di Brera.
L'Asia viene rappresentata seduta su un trono dove degli indigeni e altri uomini dai lineamenti asiatici la omaggiano con doni, dipinta da Bartolomeo Giuliano.
L'Europa è raffigurata in abiti antichi sorvegliata da un uomo alato che impugna un alloro e fu realizzata da Angelo Pietrasanta.
Infine l'Africa è rappresentata in abiti da antica Egizia affiancata da un leone e un moro che le dona un fascio di grano, opera di Eleuterio Pagliano.
Tradizioni ed esercizi storici
Dal secondo dopoguerra fino al termine degli anni '60 all'ingresso della galleria stazionavano gli strilloni che vendevano i quotidiani del mattino e del pomeriggio
La tradizione afferma che ruotare per tre volte su sé stessi col tallone del piede destro piantato in corrispondenza dei genitali del toro ritratto a mosaico sul pavimento dell'ottagono della galleria porti fortuna.
Il gesto in origine sarebbe stato eseguito come scherno verso la città di Torino, nel cui stemma è raffigurato il toro, per poi diffondersi semplicemente come rito scaramantico.
Tale rituale, ripetuto centinaia di volte al giorno principalmente da turisti, usura velocemente l'immagine del toro che deve essere ripristinata frequentemente.
Nel 1967, in occasione del centenario della galleria Vittorio Emanuele II, furono eseguiti degli importanti lavori di rifacimento di tutta la pavimentazione del passaggio coperto, in quanto questa era stata rattoppata velocemente e senza troppa cura dopo i bombardamenti della città.
Furono inoltre rifatti i mosaici dell'ottagono: non si sa se per distrazione o per impedire rituali scaramantici e di poco pudore (alcune ragazze arrivavano talvolta a sedersi sopra il toro mimando movimenti espliciti), il toro fu rifatto senza organi genitali.
L'errore o presunto tale non scoraggiò a ogni modo l'ormai diffusa usanza.
Nella galleria Vittorio Emanuele II sono presenti al 2015 dodici esercizi riconosciuti dalla Regione Lombardia come negozi storici.
Cinque di questi sono presenti nella Galleria dalla sua apertura al pubblico:
Cadè (1926): camiceria;
Caffè Biffi (1867);
Caffè Campari (1867): bar, caffè e sala da tè;;
Centenari (1867): stampe artistiche;
Fratelli Prada (1913): abbigliamento;
Libreria Bocca (1867): libri antichi e moderni;
Mejana (1911): coltelleria e forbici;
Noli (1927): articoli per fumatori;
Librerie Rizzoli (1949): libreria della omonima casa editrice;
Savini (1867): ristorante;
Viganò (1919): ottica.
Secondo il regolamento comunale, gli esercizi, storici e non, devono presentare le scritte delle insegne di color oro su sfondo nero: a quest'obbligo dovette ottemperare anche McDonald's negli anni in cui ebbe la licenza di apertura di un fast food.