Accadia è un comune della provincia di Foggia in Puglia.
Posto sul Subappennino Dauno a 650 metri d'altitudine, è situato a circa 50 km dal capoluogo di provincia e a circa 151 km da Bari, capoluogo di regione.
Massimo orgoglio e memoria storica per la cittadinanza è il Rione Fossi, primitiva sede del comune, che, sebbene ancora in fase di restauro, rappresenta il luogo di maggior interesse turistico e fa da scenografia naturale a vari eventi culturali e musicali che si tengono periodicamente nel comune.
Il centro abitato, posto a 650 m s.l.m., è tra i più elevati della Puglia e l'intero territorio comunale è prevalentemente montuoso.
Esso comprende diversi dei rilievi più elevati del Subappennino Dauno, tra i quali Monte Crispignano (1105 m), che è tra i più importanti della regione, sia per altitudine, sia per interessi religiosi, e Monte Tre Titoli (1030 m), il cui nome deriva dal caratteristico aspetto geomorfologico che mostra in successione, dal più piccolo al più grande, tre caratteristici rilievi allungati in senso est-ovest, chiamati, appunto, i Tre Titoli.
Il territorio comunale confina con quelli di altri cinque comuni della provincia di Foggia: Sant'Agata di Puglia, Monteleone di Puglia, Deliceto, Bovino e Panni.
Nel territorio comunale non sono presenti fiumi di rilievo, ma soltanto piccoli torrenti e alcuni specchi e fili d'acqua.
Tra questi vi sono: il torrente Frugno, che ha le sue sorgenti ai piedi del centro abitato e che è un affluente del fiume Carapelle, e il torrente Rotato.
I due torrenti si riuniscono a sud-est del paese.
Più numerose sono, invece, le sorgenti e i piccoli ruscelli.
La storia di Accadia, come quella degli altri comuni del Subappennino Dauno, parte tra il II e il I millennio a.C. con i Dardani, per seguire, dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente, con la dominazione bizantina, e infine con varie genti e culture.
Nei dintorni di Accadia vi sono rovine di epoca romana, ma è dubbia la sua identificazione con il centro di Accua o Acuca, città degli Irpini.
Secondo la tradizione, qui sorgeva un tempio dedicato ad Eca o Acca Dea, da cui si sarebbe originato il toponimo Accadia.
La cittadina venne espugnata nel 214 a.C. dal console Marcello e distrutta nell'88 a.C. da Silla.
Durante l'impero romano l'area fu interessata dai commerci che si sviluppavano lungo la trafficata rete viaria dell'Appennino, tra Roma e l'Apulia.
Ne è testimonianza il ritrovamento dei resti di una taverna romana.
L'area, durante questo periodo, fu anche soggetta ad un intenso sfruttamento agricolo.
Dal V secolo al XV secolo
Durante l'occupazione normanna dell'Italia Meridionale, l'organizzazione sociale di Accadia era molto semplice e le dimensioni dell'abitato modeste.
La cittadina fu danneggiata dal terremoto del 1456 e nell'ambito della contesa tra Angioini ed Aragonesi per la conquista del regno di Napoli, il sovrano aragonese, Ferrante I d'Aragona, il 21 luglio del 1462, strinse d'assedio la cittadina, che resistette fermamente all'assedio, ma alla fine le diede fuoco.
In seguito, Accadia, fu feudo dei Caracciolo-Del Balzo e infine dei Recco e dei Dentice.
Età contemporanea
Con la riforma amministrativa del 1811, Accadia passò dalla Capitanata all'Irpinia.
Tale inquadramento amministrativo fu confermato con l'Unità d'Italia, quando il comune di Accadia fu incluso nella provincia di Avellino, della quale avrebbe fatto parte fino al 1927, quando esso ritornò alla provincia di Foggia insieme ad Orsara di Puglia.
La fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento costituirono un periodo di relativo benessere economico, dovuto soprattutto alla fioritura della locale agricoltura, ma l'epidemia di colera del 1910 e l'intensificarsi dell'emigrazione oltreoceano determinarono successivamente l'arretramento delle condizioni economiche del comune.
Nel 1921 ad Accadia venne istituita la locale Camera del Lavoro, che pochi anni dopo venne sciolta dai fascisti.
Il comune fu distrutto dal terremoto del 1930 e successivamente interessato anche dal terremoto dell'Irpinia del 1980, che danneggiò il centro abitato.
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