Questo piccolo comune, reso illustre da personaggi quali Filippo d'Agliè e Guido Gozzano, sorge nel Canavese.
La città si trova sul sito di Alladium, un'antica città romana.
Il nucleo originario era con buona probabilità situato sulle colline della frazione Madonne delle Grazie, già menzionato in alcuni documenti risalenti al 1019.
A quel tempo Agliè era un castello edificato per difendere Macugnano.
Il nome di Agliè compare per la prima volta in documenti del 1141: i feudatari del Canavese si divisero il territorio, ed il paese divenne uno dei possedimenti dei San Martino di Rivarolo e di Agliè.
Nel 1386 nella zona adiacente al paese scoppiò una violenta ribellione dei popolani e dei contadini verso i notabili, che fu stroncata nel sangue da Amedeo VII di Savoia, detto anche Conte Rosso.
Forse grazie al suo buon governo Agliè non prese parte a tale ribellione che venne ricordata con il nome di Tuchinaggio.
Agliè comunque subì le lotte intestine tra Guelfi di San Martino d'Agliè e Ghibellini dei Conti di Valperga.
Attorno all'anno 1350 il borgo fu saccheggiato per due volte da truppe mercenarie che risparmiarono il castello.
Nel 1391 grazie ai Savoia giunse la pace.
Gli alliadesi chiesero ai loro signori, i Conti di Agliè, alcune concessioni e privilegi ottenendoli grazie alla fedeltà dimostrata ai loro feudatari al tempo del Tuchinaggio.
Successivamente nel 1448 vennero concessi gli statuti comunali.
Grazie ai Savoia crebbe l'influenza dei Conti di Agliè che estesero la loro influenza e su Ozegna, Bairo, Salto Canavese, Torre, Rivarolo Canavese, Castelnuovo Don Bosco, e parte di Pont Canavese.
Agliè subi anche le conseguenze per la guerra tra i Savoia e la Francia, avvenuta dopo la metà del XVI secolo.
Quando giunse la pace nel 1561 i Conti di Agliè giurarono fedeltà al duca Emanuele Filiberto di Savoia.
Il Seicento vide la comparsa sulla scena storica un'importantissima figura per il paese: Filippo San Martino di Agliè.
Nato nel 1604, divenuto militare, nel 1630 divenne luogotenente della Compagnia delle Corazze di Vittorio Amedeo I, che al momento della sua morte lasciò un figlio troppo giovane per la successione, per cui la madre Maria Cristina di Borbone-Francia, figlia di Maria de' Medici ed Enrico IV, assunse la reggenza.
In quel periodo si crearono due fazioni: i madamisti e i principisti.
Filippo fu madamista e divenne ministro, consigliere personale e favorito di Cristina.
Carlo Emanuele grazie alle sue doti diplomatiche riuscì a mantenere il trono.
Per il sostegno dato al giovane duca Filippo si inimicò diverse persone tra cui il cardinale Richelieu che, nel 1640 lo fece arrestare, ma venne poi liberato solo alla morte del cardinale.
Abbandonata la politica si diede a vita privata occupandosi del restauro ed ampliamento del Castello di Agliè coadiuvato dall'architetto Amedeo Cognengo di Castellamonte.
Morto nel 1667 Filippo, il castello non vide più restauri per almeno i 100 anni successivi, se si esclude la scala dell'architetto Michela del 1774.
Nel 1764 il feudo di Agliè passa a Carlo Emanuele III che lo rivendette al suo secondogenito Benedetto Maria Maurizio, duca del Chiablese.
Questi incaricò l'architetto Ignazio Birago di Borgaro di ricostruire e ampliare il castello soprattutto sul lato verso la piazza.
Tra il 1767 ed il 1775 vennero costruite delle gallerie che collegavano la chiesa al castello.
Durante la dominazione napoleonica il borgo venne invaso nel 1796 dai francesi, il castello fu depredato dei pregevoli mobili e delle suppellettili.
Finita l'era bonapartista Carlo Felice, nel 1825 venne in possesso del castello, facendolo restaurare dall'architetto Borda di Saluzzo che costruì al suo interno un piccolo teatro.
L'economia del comune si basa sull'agricoltura con una buona produzione di foraggi, cereali e vino.
Già nel Settecento fu centro industriale di una certa importanza: fu sede di un rinomato setificio che occupava verso la metà dell'Ottocento da 150 a 400 operai, in prevalenza donne.
Questa azienda produsse un indotto di coltivazioni di gelsi e allevamento dei bachi da seta.
Tra i suoi dirigenti va menzionato Lorenzo Valerio, importante personaggio grazie alle importanti iniziative a carattere sociale e collaboratore del Cavour.
Dopo una serie di ostilità fu eletto deputato e nel 1842 promosse ad Agliè la nascita di uno dei primi asili infantili e di un convitto per le donne del setificio.
Durante la seconda metà dell'Ottocento si sviluppò un'importante industria tessile, prima di proprietà svizzera, poi della Società De Angeli-Frua di Milano che giunse ad avere verso il 1940 più di 1500 dipendenti e successivamente ceduto alla Olivetti.
Nelle frazioni sorsero industrie minori nel settore meccanico ed elettronico, tra cui uno stabilimento della Olivetti, nel quale fu prodotta la celeberrima macchina da scrivere “Lettera 22”.
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