Corna Imagna è situato sul versante sinistro della valle Imagna, dista circa 27 chilometri a nord-ovest dal capoluogo orobico.
Il toponimo trova origine nella parlata locale, il dialetto bergamasco.
Difatti il termine "Corna" sta ad indicare una roccia, per cui il significato sarebbe di paese costruito sulla roccia.
Non sono molte le notizie storiche che riguardano il paese di Corna Imagna (viste le dimensioni ridotte): posto ai piedi del monte Resegone, in posizione defilata rispetto ai principali centri, ha sempre mantenuto le caratteristiche del piccolo borgo montano, con i propri abitanti per lo più dediti a vivere di ciò che la natura forniva loro.
Conseguentemente le attività principali sono sempre state quelle del pastore, dell'allevatore, del boscaiolo e del carbonaio, ovvero colui che trasformava la legna in carbone vegetale.
Si potevano poi trovare mastri artigiani dediti ad attività meno diffuse localizzabili solamente lungo i corsi d'acqua dove tramite mulini e torchi si trasformavano le materie prime.
Tra questi da citare le ormai da tempo scomparse attività in località Valle Tinella e Brancilione.
Le origini del paese dovrebbero comunque risalire al periodo medievale quando il territorio, fino ad allora scarsamente antropizzato, vide un incremento abitativo dovuto alle lotte tra guelfi e ghibellini.
Queste infatti costringevano alcuni esponenti dell'una o dell'altra fazione (nonostante la valle fosse considerata una sorta di feudo guelfo) ad abbandonare i propri luoghi d'origine e di trasferirsi in posti al riparo dalle persecuzioni avverse, tra cui appunto la zona di Corna Imagna.
Gli abitanti stessi infatti, cercarono quindi di mantenersi estranei alle dispute di potere, cosa che garantì loro tranquillità al riparo da scontri e ritorsioni sia durante le suddette lotte, sia dopo l'avvento della Repubblica di Venezia.
Nel periodo della Serenissima il borgo si ritagliò un discreto spazio in ambito amministrativo, essendo posto a sede della gestione giuridica di tutti i paesi della valle, con il giusdicente residente proprio nel paese.
I secoli successivi non videro fatti di rilievo coinvolgere la piccola comunità che, forte del proprio isolamento, seguì le vicende del resto della provincia senza parteciparvi in modo diretto.
Si trovò quindi annessa alla Repubblica Cisalpina che, come riportato da documenti del tempo, requisì un buon numero di oggetti preziosi custoditi nella chiesa parrocchiale intitolata ai santi Simone e Guida Taddeo per sopperire alla mancanza di denaro dell'amministrazione.
Monumenti e luoghi d'interesse:
La chiesa dei Santi Simone e Giuda Taddeo venne edificata nel corso del XVI secolo, quando la parrocchia si rese autonoma dai paesi vicini, e totalmente ricostruita nel 1927 su progetto dell'architetto Giulio Paleni; in essa sono custodite opere provenienti dal vecchio edificio di culto: tra queste vi sono dipinti e affreschi di buon pregio, tra cui spicca quella del Chizzoletti.
Altri edifici degni di menzione sono:
- la chiesetta di San Domenico, posta in località Canito, costruita nel 1739 su richiesta dei fratelli Sante e Antonio Moreschi, nativi della contrada e da tempo residenti in Bologna, accolta positivamente, oltre che dalla curia di Bergamo, anche dal Doge di Venezia, per soddisfare le richieste degli abitanti della zona distanti dalla parrocchia di riferimento in Locatello più di 2 km
- la chiesetta, situata all'ingresso del comune, nella contrada di Brancilione eretta nel 1663 per volontà del reverendo Giovanni Locatelli membro della famiglia Locatelli della contrada a ringraziamento dello scampato pericolo alla peste del 1630 che dimezzò la popolazione del nucleo.
Inizialmente dedicata a Sant'Antonio da Padova, fu nel tempo associata al Santo Antonio Abate di immagine protettrice più vicina all'economia di queste terre. - Per quanto riguarda il patrimonio architettonico meritano sicuramente un cenno le contrade di: Ca' Gavaggio, Feniletti, Ca' Berizzi e Grumello del Becco.
Qui troviamo edifici che mantengono ancora il carattere unico dei fabbricati di una volta con i tipici tetti in piöde (lastre di pietra locale) della valle nonché la singolare disposizione delle tradizionali abitazioni dove un unico portone di ingresso è posto quasi a protezione della corte interna sulla quale si affacciano più edifici.