La basilica di San Calimero è un luogo di culto cattolico del centro storico di Milano, situato nell'omonima via.
La basilica appare oggi come un edificio in stile neoromanico, con una facciata ricostruita ex novo, e un interno decorato in stile medievaleggiante con concessioni di gusto pre-raffaellita nei dipinti.
La facciata, in cotto, è a capanna ed è sormontata da tre guglie poligonali coronate ognuna da una croce in ferro battuto.
Sotto le tre grandi finestre monofore ci sono i tre portali con lunette musive.
Precede il portale centrale un protiro ottocentesco poggiante su colonnine, la cui volta è decorata con un mosaico raffigurante un cielo stellato.
La lunetta del portale maggiore raffigura San Calimero, quarto vescovo di Milano
L'interno, di una deliberata modestia "minimalista", non manca peraltro di una sua eleganza e dignità, e forse lo sconcerto che procura nasce soprattutto dal pensiero di quanto fu distrutto per poterlo costruire, più che da difetti intrinseci.
Quanto resta oggi dell'antica chiesa è soprattutto la cripta cinquecentesca, dalla volta affrescata dai Fiammenghini.
Inoltre, sopravvivono un piccolo affresco (Madonna fra due sante, XV secolo, attribuita a Cristoforo Moretti) sul lato destro del catino dell'abside, una Crocifissione del Cerano, e una Natività di Marco d'Oggiono che è però alterata da ridipinture recenti che la rendono illeggibile in più punti.
Altri affreschi medievali si trovano nell'attigua sacrestia.
Altre opere all'interno della basilica sono:
- altare maggiore neoclassico con ciborio circolare sorretto da colonne corinzie;
- altare di Sant'Arialdo da Carimate con un bassorilievo raffigurante sant'Erlembaldo Cotta;
- Natività di Marco d'Oggiono.
- affreschi ha prestato del pittore Augusto Lozzia.
Sulla cantoria alla sinistra del presbiterio, dietro una trifora sorretta da colonnine, si trova l'organo a canne, costruito da Giuseppe Bernasconi nel 1884 e restaurato dalla ditta Mascioni nel 2014.
La cripta conserva l'altare-tomba del vescovo San Calimero, in cui furono traslate le ossa del santo nel 1609 per volere del vescovo Federigo Borromeo, come reca un'iscrizione sul retro.
Nella navata destra è un curiosissimo pozzo (funzionante) costruito sul luogo in cui le ossa furono ritrovate immerse nell'acqua, dando vita alla leggenda secondo cui il vescovo sarebbe stato martirizzato e il suo cadavere gettato per spregio in un pozzo.
L'acqua di questo pozzo era considerata in passato "miracolosa" contro la siccità e le malattie.