La basilica dei Santi Giovanni e Paolo (detta San Zanipolo in dialetto veneziano) è uno degli edifici medievali religiosi più imponenti di Venezia, assieme alla basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari.
Viene considerata il “pantheon di Venezia” a causa del gran numero di dogi veneziani e altri importanti personaggi che vi sono stati sepolti a partire dal Duecento.
Sorge nell'omonimo campo, nel sestiere di Castello.
Nel dicembre del 1921 papa Benedetto XV l'ha elevata alla dignità di basilica minore.
La chiesa si presenta con un'altissima facciata tripartita, aperta da un rosone centrale e da due occhi laterali.
La parte bassa è caratterizzata da sei nicchioni gotici, che custodiscono alcuni sepolcri, e dal grande portale, ornato da sei colonne di marmo proconnesio qui trasportate nel 1459.
Autori dell'opera sono Bartolomeo Bono fino ai capitelli, il maestro Domenico Fiorentino per il fregio, e magister Luce per la parte sommitale.
In alto, la facciata è coronata da tre edicole con santi domenicani: San Tommaso d'Aquino, San Domenico e San Pietro Martire.
Sul fianco che prospetta sul campo si addossano varî edifici e cappelle:
- Scuola del Nome di Gesù, bassa costruzione rettangolare
- cappella del Nome di Gesù, di stile gotico, intorno alla quale è stato riportato alla luce l'originaria pavimentazione del campo
- abside semicircolare della cappella della Madonna della Pace
- cappella di San Domenico
- attuale edificio del convento domenicano (dal 1810); in origine era la Scuola di Sant'Orsola, in cui si potevano ammirare i teleri con le storie di Sant'Orsola, capolavoro di Vittore Carpaccio (oggi conservati alle Gallerie dell'Accademia).
Sul retro si può ammirare il complesso delle absidi, aperto da slanciatissime finestrature gotiche, tra le più alte espressioni del tardogotico veneziano.
La cupola a doppia calotta (altezza interna: 41 m; altezza esterna 55,40 m) fu aggiunta alla fine del Quattrocento.
La pianta è a croce latina con transetto e tre navate suddivise da enormi colonne cilindriche (eccettuate la quarta a sinistra e a destra, che sono pilastri formati dall'unione di tre colonne cilindriche molto sottili).
Le altissime volte gotiche sono collegate da tiranti lignei, che hanno la funzione di contrastare le spinte generate dalle volte a crociera e degli archi.
Le dimensioni sono veramente grandiose: 101,60 di lunghezza, 45,80 di larghezza nel transetto, 32.20 di altezza.
Alle pareti delle navate sono addossati numerosi monumenti, e a destra si aprono cappelle.
Anche sul transetto si affacciano due cappelle per lato, che affiancano il presbiterio.
Fino al Seicento la navata maggiore era divisa trasversalmente in due parti (come avviene ancora oggi nella Basilica dei Frari) dal coro dei frati, che fu demolito per dare spazio alle solenni celebrazioni che si svolgevano in questa chiesa, per esempio i funerali dei dogi.
Unico avanzo di questa monumentale struttura sono i due altari (di Santa Caterina da Siena e di San Giuseppe) che si trovano all'incrocio tra la navata e il transetto, rispettivamente a destra e a sinistra.
La sacrestia è completamente ornata da dipinti che costituiscono una vera e propria esaltazione dell'Ordine domenicano, eseguiti tra la fine del Cinquecento e l'inizio del Seicento.
I più importanti sono la vasta tela di Leandro da Bassano, di fronte alla porta, “Onorio III approva la regola di San Domenico”, il “Crocifisso adorato da santi domenicani”, sull'altare, di Palma il giovane, e “San Domenico e San Francesco”, sopra la porta, di Angelo Lion.
Il convento sorse insieme all'attigua chiesa ed era già terminato nel 1293.
Fu ricostruito da Baldassarre Longhena tra il 1660 e il 1675.
Oggi ospita l'Ospedale civile di Venezia.
È articolato intorno a due chiostri e a un cortile.
Ad est si trova il dormitorio dei frati, attraversato da un lunghissimo corridoio su cui si aprono le celle.
Lo scalone del Longhena si caratterizza per i magnifici intarsi marmorei; la biblioteca conserva ancora il bellissimo soffitto ligneo di Giacomo Piazzetta (1682), con dipinti di Federico Cervelli.
Un frate illustre di questo convento fu Francesco Colonna, autore della Hypnerotomachia Poliphili.
Attualmente il convento domenicano ha sede in quella che era la Scuola di Sant'Orsola.
La comunità domenicana a Venezia ha come sua missione, oltre alla cura pastorale della parrocchia, l'accoglienza dei turisti, la promozione di incontri culturali, la predicazione del messaggio cristiano attraverso l'arte e l'ospitalità.
Il testo in italiano è tratto da:
- Wikipedia