La cattedrale di Santo Stefano è il principale luogo di culto cattolico della città di Prato, situato in Piazza del Duomo.
Nel luglio 1996 papa Giovanni Paolo II l'ha elevata alla dignità di basilica minore.
Nonostante le aggiunte e modifiche avvenuto nel corso di numerosi secoli l'aspetto del Duomo risulta piuttosto unitario e armonico.
La facciata tardo gotica (1386-1457) fu edificata a ridosso, ma non adiacente alla vecchia: nello spazio rimasto è stato realizzato un corridoio che porta al pulpito esterno, costruito da Michelozzo e decorato da Donatello, fra il 1428 e il 1438. Il pulpito fu creato per l'ostensione pubblica dell'importante reliquia della Sacra Cintola della Madonna, che ancora oggi si mostra per Natale, Pasqua, il 1º maggio, il 15 agosto e, nelle forme più solenni, l'8 settembre, festa della Natività di Maria.
Sul capitello in bronzo dorato del pulpito una serie di cornici concentriche in marmo bianco accentuano l'effetto centrifugo del pulpito, il cui parapetto (l'originale è nel vicino Museo) simula un tempietto dentro il quale gruppi di angeli intrecciano vivaci girotondi e balli come la farandòla; l'elegante baldacchino a ombrello corona il pulpito.
Sulla lunetta sopra la porta principale venne posta una terracotta invetriata di Andrea della Robbia, raffigurante la Madonna fra i Santi Stefano e Giovanni (protettori rispettivamente di Prato e di Firenze).
Sul fianco destro, ristrutturato intorno al 1160, sono due portali arricchiti da intarsi (con simboli non ancora decodificati) e lo slanciato campanile a torre dei primi del Duecento (progettato dal maestro Guidetto), che in origine fungeva da cavalcavia.
Alleggerito da bifore che divengono molto ampie nel penultimo ordine, è concluso da una aerea cella gotica a grandi trifore, aggiunta nel Trecento, come il compatto blocco in pietra alberese del transetto, che si appoggia al campanile.
La cella campanaria, piana, fu da ispirazione per quello fiorentino che, secondo il progetto giottesco, era previsto con guglie.
Sempre sul lato destro della chiesa è presente una piccola ed essenziale meridiana che indica il mezzogiorno solare apparente ai solstizi, costituita unicamente dallo gnomone (falsostilo) e dalla linea meridiana.
La porta esterna accanto al campanile ha una macchia rossa nella lunetta sopra il portale.
La leggenda vuole che si tratti del sangue uscito dalla mano mozzata a un tal Musciattino pistoiese che nel medioevo cercò di rubare la reliquia del Sacro Cingolo, ma che venne catturato e punito con il taglio delle mani.
Una mano allora volò miracolosamente verso la cattedrale, macchiando per sempre i marmi nel punto dove aveva battuto.
L'interno della cattedrale di santo Stefano è a pianta a croce latina e, malgrado i numerosi interventi, presenta un aspetto complessivamente unitario; le tre navate romaniche, del primo Duecento, sono divise da ampie arcate su preziose colonne in serpentino verde con raffinati capitelli, attribuite a Guidetto.
Sopra le arcate le pareti riprendono l'alternanza del colore nelle fasce di alberese e "marmo verde".
La volta della navata centrale è a botte lunettata ed è stata realizzata nel XVII secolo su progetto di Ferdinando Tacca; coeve sono le barocche cornici interne delle finestre.
Sotto la penultima arcata tra la navata centrale e la navata laterale di sinistra, si innalza l'elegante pulpito rinascimentale in marmo bianco (1469-1473), dall'esile forma a calice, con base arricchita da sfingi, realizzate da Maso di Bartolomeo e da Pasquino da Montepulciano.
Il parapetto ha pregevolissimi rilievi di un pittoricismo vibrante, opera di Antonio Rossellino, con l'Assunta e Storie di Santo Stefano e altri con Storie del Battista, di Mino da Fiesole.
Lo fronteggia, nella navata opposta, un bellissimo candelabro in bronzo di Maso di Bartolomeo, del 1440, in forma di vaso allungato dal quale escono sette carnosi steli vegetali.
Maso realizzò anche il vicino terrazzo interno, in controfacciata, che ha sul fondo una pregevole Assunta di David e Ridolfo del Ghirlandaio.
Di fronte alla Cappella del Sacro Cingolo è un piccolo Crocifisso ligneo di forte espressività, è molto probabilmente l'opera nota di Giovanni Pisano.
Saliti pochi scalini la chiesa antica si dilata nel vasto transetto trecentesco, tradizionalmente attribuito a Giovanni Pisano, che è in ogni caso opera geniale del suo ambito (forse di un allievo di Nicola Pisano).
Nel transetto le cinque altissime volte a crociera hanno naturale conclusione nelle altrettante cappelle absidali, divise da alti semipilastri a fasce, con notevoli peducci figurati.
Il presbiterio, nella sua attuale conformazione (2012), è stato realizzato nei primi anni del XXI secolo dall'americano Robert Morris.
Sono sue opere i tre arredi principali: la cattedra vescovile, con seduta in marmo di Carrara e schienale in bronzo, situata sopra la scalinata; l'altare maggiore, situato ad una quota più bassa, sotto l'arco trionfale e costituito da un unico blocco di marmo di Carrara avente la forma di parallelepipedo; l'ambone, interamente in bronzo, caratterizzato da una forma a mantello e da alcune pietre alla base, che vogliono così richiamare il martirio di santo Stefano.
Alle spalle del nuovo presbiterio, si trova l'altare maggiore barocco in marmi policromi, sormontato dall'imponente Crocifisso bronzeo di Ferdinando Tacca (1653)
Sulla destra del transetto è il tabernacolo rinascimentale della Madonna dell'Olivo, dei fratelli Da Maiano: la Madonna col Bambino (1480) in terracotta, preziosa nelle forme piene, è opera del celebre Benedetto.
La ricca balaustrata presbiteriale in marmi policromi, secentesca, riutilizza alcune lastre rinascimentali con stemmi e cherubini dell'antico coro, e dà accesso alle cappelle.
Il testo in italiano è tratto da: Wikipedia