Nel centro urbano di Aprilia, sul sagrato della chiesa, troneggia la statua del patrono della città "San Michele Arcangelo", su cui sono ancora visibili le ferite storiche arrecate dalla battaglia tra Tedeschi ed Alleati durante l'ultimo conflitto mondiale.
La statua è una pregevole opera dello scultore Venanzo Crocetti (1913-2003).
Sin dai giorni della sua fondazione, Aprilia era divisa in tenute agricole proprietà di grossi latifondisti romani che venivano affittate per periodi variabili dai nove ai dodici anni.
La statua bronzea è alta circa tre metri, poggia su un piedistallo cilindrico di travertino ed è collocata sul sagrato della chiesa della città.
Nella sua complessità la statua esprime un insieme di simboli: quelli della sfera umana e quelli della sfera divina.
Il volto giovanile ha uno sguardo serio e calmo di chi ha compiuto la propria missione, il suo corpo forte e robusto esprime il vigore e la potenza fisica del soldato romano, evidenziata dall'armatura muscolata di derivazione greca.
Sopra la tunica, il Santo indossa i pterughes, strisce di cuoio a strati sovrapposti, che servivano a proteggere la zona pelvica e la parte superiore delle braccia.
Sulla cintura collocata al centro, risalta la cacciata di Adamo ed Eva dal paradiso terrestre, la postura dei due richiama l'opera del Masaccio.
Ai piedi l'angelo calza le caliga, i sandali usati dai soldati romani.
La spada con l'elsa cruciforme, ricorda le prime spade galliche.
Nella mano sinistra chiusa, San Michele stringe le funi che sostengono la testa recisa del drago sconfitto sdraiato ai suoi piedi.
Alla base del San Michele, Crocetti come in altre sue opere ha arricchito il soggetto con figure più piccole.
Le immagini alla base della statua irradiano le idee principali con le quali venne fondata la città di Aprilia, in altre parole con le immagini di tipo agreste.
Gli episodi al piedistallo del monumento narrano la vita nei campi delle diverse stagioni, quasi a voler rappresentare il continuo scorrere del tempo.
Alla fine della seconda guerra mondiale l'opera si presentava priva di un pezzo della coda del drago, colpita da schegge di bombe e proiettili con una vasta presenza di fori che furono mantenuti per lunghi anni.
Nel 1991 si procedette al restauro conservativo della statua con interventi di rinforzo all'interno, ma al momento della rimozione della statua, l'artista che aveva deciso di seguirne il restauro scoprì nuove lesioni.
Crocetti allora, insoddisfatto del restauro avvenuto, decise nel 1995 di ricercare il modello nel proprio studio-laboratorio e di intraprendere su di lui il lavoro di recupero.
Il desiderio di vederla nella sua integrità lo porterà a realizzare nuovamente la scultura priva però delle immagini della fascia istoriata.
Furono fuse due nuove statue del San Michele, una e ora collocata a Teramo sul piazzale antistante la banca di Teramo, l'altra si trova presso la Fondazione Crocetti nel cortile interno.
L'artista ebbe un rapporto particolare con la statua di Aprilia.
Durante la preparazione dell'opera ebbe un incidente: cadde dalla scala sulla quale lavorava e si salvò solo aggrappandosi alle ali che lo sorressero e lo salvarono da una possibile morte facendo nascere in lui una devozione particolare verso il Santo che lo legò fortemente all'opera da lui realizzata.
Testo in italiano è tratto da:
Wikipedia, l'enciclopedia libera