L'oratorio consiste in una semplice aula rettangolare coperta a tetto e priva di abside.
L'edificio pur mostrando i caratteri tipici dell'architettura romanica ha un impianto di carattere gotico.
La facciata è a capanna ed è aperta da un occhio posto sopra il portale, l'unico ingresso per l'interno.
Il portale ha i piedritti in conci di calcare alberese e, tali piedritti, terminano in due mensole concave e modanate le quali sostengono un lungo architrave monolitico sovrastato da un arco crescente all'interno del quale si trova una lunetta intonacata.
Su ognuna delle due fiancata si aprono tre monofore a doppia strombatura e archivolto monolitico ma oggi sono tamponate.
In alto corre una serie di arcatelle pensili a tutto sesto che poggiano su mensoline modanate.
Il retro dell'edificio è leggermente rialzato e aperto da tre strette finestre architravate; alla parte tergale si appoggia l'edificio della sagrestia e vi si trova anche un campanile a vela biforo.
Tutto il paramento murario dell'edificio è in bozze di calcare alberese dalla tonalità avorio disposte a filaretto ad eccezione degli spigoli e delle cornice delle aperture che presentano una lavorazione della pietra molto più accurata.
A causa delle travagliate vicende di questo oratorio nel corso del tempo i restauratori hanno costruito dei contrafforti a scarpa per meglio sostenere la struttura.
Tali contrafforti si trovano sugli angoli e lungo le fiancate tanto da arrivare ad occultare un portale laterale che si apriva sul lato del cimitero.
Per tenere insieme la muratura si sono usate anche quattro catene metalliche poste lungo i lati interni
L'interno mostra una copertura a capriate lignee e decorazioni con stucchi di epoca barocca.
Sono visibili brani del ciclo di affreschi con Episodi della vita del Beato (fine XIV secolo), e un tabernacolo in pietra dalla cornice ogivale nella cui cuspide è scolpita la figura del Beato Gherardo (fine XIV secolo).
XII era chiesa suffraganea della pieve di Santa Maria all'Impruneta.
L'edificio ha subito nel corso dei secoli radicali trasformazioni che l'hanno privato delle sue caratteristiche architettoniche.
All'interno si presenta ad unica navata conclusa da un'abside semicircolare, realizzata nel 1930.
Vi si trova un'interessante pala d'altare con “la Madonna in trono fra i Santi Antonio abate e Barbara”, opera del cosiddetto Maestro di Serumido (secolo XVI), che i marchesi Niccolini, patroni della chiesa nel secolo XVII, portarono dalla chiesa di San Procolo a Firenze; a seguito dei restauri fatti nel 1995 l'opera è stata attribuita a Bastiano da Sangallo.
Nella canonica è conservata una bella croce astile di manifattura toscana, in rame a fusione, incisa sul recto e sul verso, con formelle mistilinee, del secolo XIV.
Il testo in italiano è tratto da
- Wikipedia