Ai sensi della Convenzione per la protezione del patrimonio mondiale, culturale e naturale, la Basilica di Sant'Apollinare in Classe figura dal 1996 nella Lista del Patrimonio Mondiale.
L'iscrizione in tale lista consacra il valore universale eccezionale di un Bene Culturale o Naturale al fine di garantirne la tutela a beneficio di tutta l'umanità.
L'epigrafe
collocata attualmente nel nartece della basilica di Sant'Apollinare in Classe, eretta in forme grandiose ad 8 Km dalla città, ne attesta l'edificazione al tempo del vescovo Ursicino (532-536), che ne commissionò i lavori a Giuliano l'Argentario; la consacrazione avvenne invece nel 549 sotto Massimiano.
La chiesa, maestosa ed imponente, è preceduta da una facciata con nartece.
La basilica è impostata su tre navate (di cui la centrale larga il doppio rispetto alle laterali) spartite da due File di colonne, tutte in marmo venato del mar di Marmara.
Esse sono sovrastate da capitelli finemente scolpiti secondo un motivo vegetale detto "a foglie di acanto mosse dal vento" (capitelli simili si trovano in Grecia ed a Costantinopoli), la cui minuzia dell'intaglio crea un piacevolissimo effetto chiaroscurale.
La ricchezza che contraddistingue l'interno era in origine esaltata dai pregiati marmi che rivestivano le mura, asportati alla metà del Quattrocento dal nobile riminese Sigismondo Pandolfo Malatesta.
Le tre navate trovano conclusione in un'abside semicircolare, definita esternamente da un perimetro poligonale e fiancheggiata dai pastofori (ambienti assimilabili a piccole absidi poligonali, desunti dall'architettura chiesastica orientale).
Gli sfavillanti mosaici che rivestono le pareti absidali furono realizzati prima della metà del VI secolo; la decorazione musiva dell'arco trionfale invece fu condotta a più riprese tra la metà del VI ed il XII secolo.
Al centro dell'arcone (campeggia un medaglione contenente il busto di Cristo fiancheggiato dai simboli degli Evangelisti, risalente al IX secolo.
Al VII secolo è ascrivibile invece la decorazione della zona sottostante, caratterizzata da due teorie di pecore emergenti da un fondo dorato, simboleggianti i dodici apostoli.
Allo stesso periodo sono ascrivibili le palme dei campi mediani e le raffigurazioni degli arcangeli Michele e Gabriele sui pilastri dell'arcata trionfale, che come guardie celesti, emergono solennemente da un suggestivo fondo dorato.
L'estesa decorazione del catino è composta da due scene distinte: in alto i busti dei profeti Mosè ed Elia, disposti ai lati della croce gemmata; quest'ultima e racchiusa entro un medaglione dal fondo blu notte, scandito da 99 stelle dorate ed argentate.
Il centro dei bracci della croce è qualificato da un'immagine di Cristo, mentre ai lati compaiono le lettere greche a e ω, emblema di Dio.
La simbologia della raffigurazione è da ricercare nell'episodio evangelico della Trasfigurazione di Cristo sul monte Tabor, che descrive il V momento in cui Gesù manifestò ai discepoli Pietro, Giovanni e Giacomo (rappresentati dai tre agnelli della fascia mediana), la propria natura divina.
Più in basso, sullo sfondo di un esteso paesaggio paradisiaco, vi è la figura orante di Sant'Apollinare, il primo vescovo di Ravenna.
Tra le sottostanti finestre sono altresì raffigurati i quattro primi vescovi di Ravenna (Ursicino, Orso, Severo, Ecclesio), quale tramite dell'esaltazione della chiesa ravennate fondata da Sant'Apollinare.
Iconograficamente il complesso decorativo della zona presbiteriale dello basilica di Classe racchiude elementi di grande innovazione ed originalità; per la prima volta nella storia dell'arte Cristiana compare il tema della Majestas Domini, teso alla glorificazione di Sant'Apollinare.