Il Cadore (In veneto: Cadòr o raramente Cadòria, in ladino: Cadòr, in friulano: Cjadovri, in tedesco: Cadober o Kadober) è un territorio storico italiano, situato nell'alta provincia di Belluno in Veneto. Tale territorio, interamente appartenente alla zona montuosa delle Dolomiti Orientali, confina con l'Austria (Tirolo e Carinzia), il Trentino-Alto Adige ed il Friuli-Venezia Giulia.
Il toponimo Cadore, come afferma il glottologo Giovan Battista Pellegrini, è di origine celtica e deriverebbe da catu (battaglia) unito a brigum (roccaforte).
Potrebbe essere stato il nome dell'attuale Monte Ricco.
La prima menzione scritta del nome di Catubrini risale ad un'epigrafe sepolcrale del II secolo d.C. ritrovata a Belluno nel 1888, in cui un cives romanus, Marcus Carminius, appare loro 'patrono' nell'ambito della tribù Claudia.
Patroni del Cadore, da epoca immemorabile, sono i santi Ermagora e Fortunato, poiché l'arcidiaconato del Cadore (con Cortina d'Ampezzo) faceva parte dell'antico patriarcato di Aquileia (poi arcidiocesi di Udine).
Il 1º gennaio 1847 il Cadore fu staccato dall'arcidiocesi di Udine e unito alla diocesi di Belluno.
Come area o regione geografica (con connotazioni storico-culturali molto radicate), comprende tutto il bacino idrografico del fiume Piave dalla sua sorgente sul Peralba alla località di Termine di Cadore.
La sua linea di confine segue lo spartiacque del bacino come segue:
- Est: partendo da Termine i monti che dividono il Cadore dalla Carnia: il Duranno, la Cima dei Preti, gli Spalti di Toro, il Monte Cridola e la Terza Grande.
- Nord: da Cima Sappada al Peralba fino al Col Quaternà e al Passo di Monte Croce di Comelico lungo le creste di confine (delle quali il celebre Monte Cavallino e il Monte Palombino fanno parte).
La linea continua verso il Monte Popera, la Croda dei Toni, le Tre Cime di Lavaredo fino al Monte Cristallo e alla Croda Rossa; - Ovest: il Cadore è diviso dalla Val Pusteria e della Val Badia dallo spartiacque composto da Croda del Becco, Fanes, Monte Cristallo fino a raggiungere il Passo di Falzarego e Tre Croci.
Lo separa dalle zone dell'Agordino e dello Zoldano lo spartiacque delle valli dei fiumi Maè e Cordevole composto da maestosi gruppi montuosi quali Nuvolau, Pelmo, Bosconero.
In più gli appartengono storicamente il comune di Zoppè di Cadore (val di Zoldo) e Selva di Cadore (val Fiorentina).
Il comune di Cortina d'Ampezzo, nei documenti antichi Ampitium Cadubri (1156), che fa parte del Cadore geografico, fu staccato politicamente dal Cadore (e dalla Repubblica di Venezia) per conquista da parte di Massimiliano d'Asburgo nel 1511 ed è rimasto fino al Trattato di Saint Germain (1919) sotto l'impero asburgico (Tirolo), maturando una propria identità ampezzana, anche se la lingua ladina di Cortina e quella degli altri paesi cadorini sono rimaste molto simili.
Gli stemmi peraltro presentano delle analogie: due torri incatenano un pino (stemma del Cadore); due pini incatenano una torre (stemma dell'Ampezzano).
Anche Sappada, alla testa della valle del Piave, conserva una propria peculiarità storica e linguistica rispetto al resto del Cadore: la sua parlata autoctona non è ladina, ma carinziana; e la sua aggregazione al resto della regione è avvenuta solo nel XIX secolo, anche se, al tempo dei Da Camino faceva parte dei loro domini (A. Ronzon).
Le parlate sono tutte di ceppo ladino, lingua tutelata dalla legge 482/99, ad eccezione del sappadino, dialetto germanofono.
L'Istituto Ladin de la Dolomites ha per finalità la promozione e la valorizzazione della parlata e della cultura ladina.
Magnifica Comunità di Cadore
La Magnifica Comunità, istituzione che affonda le sue radici nel Medioevo, erede della storia unitaria della regione, delle sue esperienze di autogoverno e dei valori tradizionali espressi dalle genti cadorine costituisce, ancor oggi, un punto di riferimento delle realtà istituzionali e sociali operanti nel territorio.
La Magnifica Comunità di Cadore, dal XIV secolo, fu la principale istituzione pubblica del Cadore.
Si reggeva sull'osservanza degli Statuti cadorini e in essa vi erano rappresentati i dieci centenari (suddivisione territoriale amministrativa), composti dall'unione di Regole (comunità di villaggio).
Attualmente raggruppa tutti i comuni del Cadore, con finalità di conservazione dell'identita culturale della regione e delle sue risorse ambientali; Cortina d'Ampezzo tuttavia, per la sua lunga passata appartenenza al Tirolo, se ne auto-esclude, pur se la Magnifica ne ha conservato il seggio.
Regole
Ancora oggi molte parti di territorio, soprattutto boschivo, sono di proprietà regoliera, cioè appartenenti agli eredi degli antichi abitatori costituiti in "regole", enti giuridici di diritto privato con propri Statuti derivanti dagli antichi Laudi.
Tali proprietà collettive, acquisite per allodio, sono indivisibili, inalienabili ed inusucapibili e sono destinate soprattutto ad attività agro-silvo-pastorali.
E l'"allodialità" (piena proprietà del bene) è il fondamento che distingue e differenzia i beni regolieri dai beni pubblici di uso civico (particolari diritti d'uso dei beni erbatico, legnatico, ecc., senza diritto di proprietà, che secondo il vecchio principio erano attribuiti alle comunità unicamente per concessione del Sovrano).
Bellezze naturali
Il Cadore è ricco di gruppi montuosi ed altre peculiarità ambientali e paesaggistiche.
Il reticolo di paesi, non eccessivamente popolati, nonché il lungo perdurare di un sistema di proprietà collettiva, non hanno stravolto il paesaggio cadorino.
Esso è, anzi, particolarmente conservato, e a tratti selvaggio in alta quota.
Venendo ai gruppi montuosi, il territorio del Cadore comprende:
per intero le omonime Dolomiti Cadorine, nonché
- parte del Gruppo del Sorapiss (classificato fra le Dolomiti Ampezzane);
- parte del Gruppo del Cristallo (classificato fra le Dolomiti Ampezzane);
- parte del Gruppo del Nuvolau (classificato fra le Dolomiti Ampezzane);
- parte del Gruppo della Croda da Lago (classificato fra le Dolomiti Ampezzane);
- il Pelmo e parte del Gruppo del Bosconero (classificati fra le Dolomiti Settentrionali di Zoldo);
- la parte meridionale delle Dolomiti di Sesto, ovvero del gruppo che è parte nel bacino idrografico del Piave;
- la parte occidentale delle Dolomiti Friulane, ovvero del gruppo che è parte nel bacino idrografico del Piave;
un tratto della Catena Carnica Principale, segna il confine settrionale del Cadore con l'Austria e che comprende anche il massiccio del Peralba.
Lo sviluppo del turismo, sorto nel XIX secolo ma sviluppatosi soprattutto a partire dagli inizi del XX secolo, ha toccato anche il Cadore, che oggi vede in questo settore sociale ed economico una delle sue principali realtà.
Le principali attrazioni ambientali del Cadore sono:
- Lago di Misurina
- Tre Cime di Lavaredo
- Cadini di Misurina
- Croda dei Toni
- Antelao
- Sorapiss-Croda Marcora
- Tofane
- Marmarole e Pian dei Buoi
- Pelmo e Forcella Forada
- Cristallo-Piz Popena
- Croda da Lago e Lastoni di Formin
- Passo di Giau e Mondeval
- Passo della Mauria e Monte Cridola
- Gruppo del Popera-Cima Undici (attraversato dalla Strada degli Alpini)
- Monte Peralba e Piave
- Val Visdende, Cavallino-Pitturina e Col Quaternà
La cucina delle Dolomiti cadorine
Il Cadore è terra di confine, quindi più soggetta a scambi ed adattamenti culturali e, perciò, anche gastronomici.
La cucina tradizionale si basa sulla semplicità e la genuinità dei prodotti di montagna: fa uso di polenta, pestariei (polentina liquida a base di mais, latte, burro, formaggio), patate (patate e formai), fagioli, funghi, erbe di montagna che accompagnano piatti a base di cacciagione quali cervo e capriolo marinati e stufati; gulasch; costicine, stinco e salsicce di maiale; pendole (carne con osso suina, ovina affumicata); il fricò (tortino-frittata di formaggi).
Tra i primi piatti figurano canederli; gnocchi di patate, di pane, di zucca gialla o alle erbe (s-ciopete, asparago selvatico, malva, menta, sbulìe, capuze); casunziei (pasta a mezzaluna ripiena con patate, ricotta, burro, rape rosse) condita con burro fuso, semi di papavero e ricotta affumicata; minestre di orzo e di fagioli, con le cotiche; orzotto alle verdure; tagliatelle al sugo di selvaggina, alle erbe.
Ottimi anche i formaggi di malga, lo speck di Perarolo, il prosciutto sappadino.
Tra i dolci: strudel di mele, frittelle di mele, le zope, la péta.
Economia
Il Cadore è stato la "culla" dell'occhialeria italiana.
La prima fabbrica di montature è nata a Calalzo nel lontano 1878 ad opera di Angelo Frescura e Giovanni Lozza.
Negli anni seguenti, per gemmazione, sono nate molte attività industriali ed artigianali legate all'occhialeria che hanno determinato la formazione di un distretto industriale.
La delocalizzazione e la globalizzazione, fenomeni interni ed internazionali manifestatisi a partire dalla metà degli anni '90 del '900, hanno contribuito all'affievolirsi dell'attività manifatturiera predominante tanto che, il Cadore, è ancora in cerca di una nuova via economica che possa garantire il suo prodotto interno lordo.
Il turismo potrebbe essere il nuovo "motore" unitamente alla cura dell'ambiente (attività agro-silvo-lattiero-pastorali, culturali, folcloriche) purché convergano investimenti e politiche di sostegno.
Curiosità e leggende
I nomi di Cridola e croda sembra derivino da Cruodo, nome successivamente dato al dio Thor, divinità che qualcuno ritiene legata al gruppo montuoso degli Spalti di Toro (Spàute de Tóro o Spòute de Tóro in cadorino).
Nel racconto il Regno dei Fanes di Karl Felix Wolff, si narra dello scontro finale fra il popolo dei Fanes ed una coalizione di antichi popoli con i quali i Paleoveneti, risaliti lungo la valle del Piave fino al Cadore, si erano lì integrati pacificamente.
I Croderes e la Regina Tanna.
Le nozze di Merisana.
Il lago de la femenes.
Gli stemmi di tutti i comuni cadorini, Sappada aggregata nel 1852 esclusa, contengono lo stemma del Cadore.
Il pino silvestre (anticamente, fino al 1800, un tiglio) rappresenta la fedeltà e la giustizia, le due torri concatenate (il castello di Botestagno e quello di Pieve) l'unità del territorio.
Secondo altre fonti il tiglio, raro nel Cadore (vive fino a 1200 m s.l.m.), era considerato un albero sacro per i Veneti antichi, ed attorno ad esso si riuniva il Consiglio degli anziani del villaggio.
La catena rappresenta la funzione esercitata dal Cadore per il territorio veneto nell'antichità: era l'estremo confine settentrionale ed i cadorini, come avvenne successivamente nella Repubblica Veneta, avevano il compito di presidiare e difendere tali confini dalle invasioni dal nord.
Il testo in italiano è tratto da: Wikipedia l'enciclopedia libera