Viù fu già alla fine del 1700, il primo centro di villeggiatura per la nobiltà torinese.
Nel 1823 il conte Luigi Francesetti, nel suo libro “Lettres sur les Vallées de Lanzo”, così scriveva di Viù:
"Questo villaggio risente molto infinitamente dei differenti punti di contatto che ha con Torino, e vi si può trovare qualche Medico, qualche Avvocato, qualche Chirurgo, una buona farmacia e pur anche qualche Albergo e un caffè; cosa che, con un bel cielo, con l'aria pura che vi si respira e con i numerosi rapporti che il paese ha con la Capitale per il grandissimo numero di domestici, cuochi, e di valletti che fornisce alle grandi casate, fanno sì che moltissime persone di Torino, anche delle prime classi sociali, vi vadano a trascorrere la bella stagione".
A Viù si giungeva a piedi, a dorso di mulo o in portantina per mezzo di una mulattiera.
La mulattiera per Viù iniziava al di là del ponte di Germagnano che, nella prima parte, cioè fino al ponte delle Maddalene, seguiva un itinerario completamente diverso rispetto a quello dell'attuale strada carrozzabile.
Oltre tale ponte e fino a Viù si conservò invece, all'atto della costruzione della carreggiabile, il tracciato della vecchia mulattiera, opportunamente ampliata e migliorata.
La strada carrozzabile da Torino a Lanzo fu costruita nel 1820, da Lanzo a Viù fu completata nel 1824, grazie all'interessamento e ai prestiti dei Marchesi di Barolo.
Viù intorno al 1838 aveva 3745 abitanti, Col San Giovanni 1495, mentre Lanzo ne aveva solo 2335, così Viù, divenne il comune più popolato delle valli.
Gran parte della popolazione residente a Viù si dedicava all'agricoltura, in particolare all'allevamento zootecnico e alla fabbricazione dei prodotti da esso derivati (burro, Toma), che erano in buona parte esportati verso Torino.
Intorno al 1830, furono a Viù alcune famose personalità risorgimentali: lo scrittore, pittore e uomo politico Massimo D'Azeglio, Silvio Pellico e il filosofo, scrittore e uomo politico abate Vincenzo Gioberti che ne esaltò le bellezze naturali, il cibo e soprattutto… le donne che definì:
"gentili e buone, belle, graziose e cortesi!"
Nel 1861 il barone Raimondo Franchetti e la moglie Sara Luisa Rothschild fecero costruire una splendida villa, tipo chalet svizzero, la costruzione presenta un tetto a lunghi spioventi, fitto di comignoli, di forme abbastanza originale, una bella balconata lignea al primo piano, una robusta, ma al tempo stesso artistica balaustra in ghisa lungo il terrazzo e lo scalone d'accesso; l'intonaco a strisce orizzontali è tipico di molte delle ville patrizie dell'epoca.
La casa è stata da poco restaurata, nel pieno rispetto delle forme e delle decorazioni originarie.
È visibile in particolari momenti dell'anno ed è, in alcune occasioni, sede di concerti e manifestazioni artistiche.
Si trova al centro di un comprensorio molto esteso, in parte destinato a parco, e vi si accedeva da due viali.
Nel 1896 fu inaugurata la strada fino a Usseglio.
All'inizio dell'anno 1900 a Viù villeggiarono lo scultore Pietro Canonica, il musicista e compositore Alberto Franchetti, il filosofo Benedetto Croce, e il poeta Guido Gozzano si recò a Bertesseno.
Nel 1910 fu inaugurato il servizio automobilistico pubblico in coincidenza con la ferrovia Torino – Lanzo.
Tra le due guerre, in Viù e le frazioni erano in funzione 25 tra alberghi, locande, ristoranti e trattorie.
I più rinomati erano “Albergo Moderno” e “Albergo Miramonti”.
Nel 1922 fu aperta la strada per il “Colle del Lys” che collega la “Valle di Viù” con la “Val di Susa”.
Alla fine del 1961 furono inaugurate le sciovie del “Colle del Lys”
Molti sono gli artisti che hanno immortalato su tela con preziosi lavori, scorci di questa bella Valle, tra gli artisti citiamo M. Gandini, G. Piumati, M. Albano, G. Guarlotti, L. Albarello, C. Ferro Milone.
Ma in particolare citiamo Francesco Gonin, pittore di fama, al quale nel 1840 viene commissionata l'illustrazione dei “Promessi Sposi”.
Al servizio della corte sabauda dipinge le chiambrane della camera da pranzo della “bela Rusin” alla Mandria: nei riquadri si alternano coppie di uccelli in amore e trofei di caccia.
Nel 1850 in occasione dell'esposizione di Torino dell'Industria e delle Belle Arti, Gonin presenta il dipinto “La Rocca delSapay presso Viù”.
Il bellissimo dipinto viene acquistato dal Ministero dell'Interno ed è tuttora conservato presso la Galleria d'Arte Moderna di Torino.
Francesco Gonin riuscì poi a tramandare la sua passione al figlio Guido che riprese alcuni scorci della Val di Viù.
Il testo in italiano è tratto da:
- “Viù e le sue frazioni” - Comunità Montana Valli di lanzo, Ceronda e Casternone