Il complesso monumentale di Palazzo Ducale, 35.000 mq. tra piazza Sordello e il Lago Inferiore, si struttura come una cittadella di edifici collegati da corridoi, grandiose gallerie, cortili e vasti giardini interni.
I tre nuclei, denominati Corte Vecchia, Castello di San Giorgio e Corte Nuova, fatte salve le ristrutturazioni successive, sono stati tutti costruiti sotto i Gonzaga, signori della città dal 1328 al 1707.
L'itinerario principale, cui si sommano i percorsi aggiuntivi aperti solo in alcuni giorni della settimana e in determinati periodi dell'anno, prende le mosse dalla "Sala del Morone", al primo piano della Corte Vecchia.
L'ambiente ospita la tela di Domenico Morone (1442-1517) "La cacciata dei Bonacolsi" (evento questo che segnò l'inizio della dinastia gonzaghesca), con in primo piano lo scontro armato e sul fondo la vittoria cantata con un "Te Deum" davanti alla cattedrale.
Due stanze più avanti, nella "Sala del Pisanello" (1380-1455), ci si sofferma su quanto rimane del "Torneo dei cavalieri", ciclo tardogotico ad affresco, tempera, oro e argento, ispirato a una scena del romanzo bretone "Lancelot du Lac".
Dalla "galleria nuova", destinata ad accogliere grandi pale d'altare provenienti da chiese e monasteri mantovani soppressi a fine 700, si accede alla "Sala degli Arcieri", il cui soffitto è sostenuto da mensoloni tipici del tardomanierismo europeo, importato dal Viani.
Qui, quattro capolavori si concedono allo sguardo:
- "La Vergine presenta Santa Margherita alla Trinità" dello stesso Viani
- La pala della "Santissima Trinità" di Rubens (1577-1640)
- "La moltiplicazione dei pani e dei pesci" di Domenico Fetti (1588-1623)
Si entra poi nella "Galleria degli Specchi", Sulla cui volta in stucchi dorati è ospitato un ciclo di affreschi allegorici a più mani, celebrativo delle virtù del principe.
Affacciatisi sul cortile d'onore, ritornati alla "Sala degli Arcieri" e visionate le stanze dell'Appartamento Ducale, si percorre il lungo "Corridoio di Santa Barbara", in direzione del Castello di San Giorgio, edificio trecentesco restaurato nel secolo scorso, che nel '800 gli austriaci usarono come prigione per i martiri risorgimentali di Belfiore.
Nel piano nobile, Andrea Mantegna (1431-1506), attivo a Mantova a partire dal 1459, tra il 1465 e il 1474 ha affrescato la "Camera degli Sposi" o "Camera Picta", opera capitale che vale da sola un soggiorno in città.
Di valore assoluto sono tanto la sovrapposizione di spazio illusorio (alcune scene con Ludovico II Gonzaga, la famiglia, la corte e altri sovrani europei) e spazio reale, quanto la soluzione inventiva dello scorcio prospettico nell'oculo sul soffitto.
Nella Corte Nuova, sono imperdibili l'elegante "Sala di Manto", con un ciclo pittorico di Lorenzo Costa il Giovane dedicato alla figlia dell'indovino Tiresia e la "Sala di Troia", decorata con brillante colorismo e una notevole foga narrativa da Giulio Romano (1499-1546), con storie tratte dai poemi omerici.
Sempre in Corte Nuova si trovano la "Galleria dei Mesi", decorata con allegorie pittoriche sullo scorrere dei mesi, e la "Galleria della Mostra", dai preziosi soffitti lignei, dove si trova un'infilata di busti marmorei (I secolo a.C. IV d.C.).
La sala guarda la facciata della "Rustica" di Giulio Romano, e il verde "Cortile della Cavallerizza".
Un altro esterno degno di menzione è il "Giardino dei Semplici": quattro riquadri all'italiana piantati ad arbusti officinali e sovrastati dalla "Domus Nova" (XV secolo) di Luca Fancelli.
Il "Corridoio dei Mori" è la galleria di raccordo con la Corte Vecchia, dove si ritorna per ammirare gli ultimi ambienti dell'itinerario.
Si tratta della "Camera dello Zodiaco", che reca sulla volta l'olio su stucco di Lorenzo Costa il Giovane "Allegoria astrologica"; della "Sala dei Fiumi" (che guarda il giardino pensile), da ricordare per il ciclo parietale sui fiumi del territorio mantovano, di Giorgio Anseimi (1723-1797); e delle tre stanze degli arazzi, i cui muri sono coperti da nove arazzi fiamminghi (metà del '600), realizzati su cartoni di Raffaello.