La solenne celebrazione della festività del Corpus Domini rappresenta da sempre per ogni orvietano, il momento più intenso per riaffermare le radici più profonde del proprio patrimonio culturale.
Orvieto è infatti la Città del Corpus Domini: da qui nel 1264 Papa Urbano IV promulgava la Bolla Transiturus che ne istituiva la festa per tutta la cristianità.
Non deve stupire quindi se nel 1958 un gruppo di ragazzi del CTG, abbia pensato di inserire nel calendario delle manifestazioni una gara a staffetta che ripercorresse il tragitto del Sacro Lino del MIracolo da Bolsena ad Orvieto.
Quella prima edizione voluta anche dall'allora vescovo di Orvieto S.E. Mons Francesco Pieri, fu così bene accolta da diventare via via un appuntamento fisso ed atteso.
Per ragioni logistiche organizzative e di partecipazione, l'originario percorso da Bolsena ad Orvieto venne fatalmente e definitivamente abbandonato dall'edizione 1976 per far spazio ad un evento tutto all'interno delle mura cittadine.
Anche le squadre partecipanti sono ormai unicamente espressione  delle 4 fazioni da cui Orvieto è divisa: Corsica, Olmo, Serancia, Stella, senza che tutto ciò abbia minimamente intaccato il significato simbolico dell'evento.
È altresì vero che la sopita rivalità tra i quartieri, proprio in occasione della staffetta, ha l'occasione di riemergere in tutta la sua ancestrale e primitiva essenza, ponendo un accento marcato sull'aspetto agonistico della gara.
Così anche nel 2013 si correrà sabato 1° giugno, alle ore 21,30 in Piazza Duomo la 48° edizione della Staffetta dei Quartieri, con primi a partire, i bambini delle scuole elementari, seguiti dai ragazzi delle scuole medie.
Giungerà quindi la fiaccola portata dai tedofori della marcia Praga Bolsena Orvieto con la quale verrà acceso il tripode, gesto che tradizionalmente da  inizio alla gara più attesa: con 10 frazionisti per quartiere tra cui una donna che si daranno battaglia ciascuno sui circa 1000 metri di circuito.
Favorito il quartiere Olmo vincitore delle ultime due edizioni

Testo a cura di:
Armando Fratini