Ercole, dopo aver rubato i buoi a Gerione, li fece passare su una lingua di terra costruita da lui stesso sul mare, isolando così le acque del lago di Lucrino. Il nome deriva forse da lucrum e si riferirebbe ai guadagni ricavati dall'allevamento di pesci e molluschi nel lago.
Vicine al lago sono le Stufe di Nerone, sudatori scavati nel tufo per utilizzare le fumarole emananti dal suolo vulcanico; erano parte di un grandioso impianto termale che si stendeva su tutto il fianco del monte. Le terme sono ancora attive.
Il lago d'Averno è circondato da colline boscose.
Il paesaggio austero e le acque immote indussero gli antichi a considerarlo l'entrata agli Inferi (Eneide, Odissea). Lo stesso nome Avernus si faceva derivare dal greco aornon, cioè “senza uccelli”, i quali fuggivano impauriti dalla bocca degli Inferi.
Nel I secolo d.C. l'imperatore Augusto decise di realizzare in questa zona una base navale, il Portus Julius, collegando i due laghi con il mare per mezzo di canali. Ma il nuovo porto in breve s'insabbiò; e mentre la flotta si trasferiva a Miseno, le sponde dei laghi si popolarono di ville e terme.
Grazie alle escursioni in barca organizzate nell'area del Parco Sommerso di Baia si vedono ancora le strutture del Portus Julius, del canale d'ingresso e il tracciato della strada costiera. Nulla rimane degli impianti portuali lungo la riva dell'Averno; ad una delle ville aristocratiche che ne presero il posto appartiene la magnifica rovina nota come Tempio di Apollo, che in realtà è una grande sala termale.
Un sentiero sulla sponda del lago conduce a una grotta, fino al 1932 ritenuta l'Antro della Sibilla. In realtà la struttura (lunga 200 metri) è una galleria di collegamento tra l'Averno e il Lucrino.
Testo tratto da:
Campania – Una terra alla luce del sole
(Regione Campania Assessorato al Turismo e ai Beni Culturali)