La cattedrale metropolitana della Risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo è il principale luogo di culto cattolico della città di Ravenna, sede vescovile dell'arcidiocesi di Ravenna-Cervia.
L'edificio attuale è il frutto di un intervento radicale avvenuto nel XVIII secolo, consistente nella demolizione dell'antica cattedrale, la basilica Ursiana, e la costruzione di una nuova in stile barocco.
La cattedrale, elevata alla dignità di basilica minore da papa Giovanni XXIII il 7 ottobre 1960, è sede della parrocchia di San Giovanni in Fonte appartenente al Vicariato Urbano dell'arcidiocesi di Ravenna-Cervia.
La cattedrale della Risurrezione sorge in luogo dell'antica basilica Ursiana, al lato dell'antico cardo maximus della città romana, nel settore occidentale dell'attuale centro storico di Ravenna, con la facciata che dà su piazza Duomo.
La chiesa, fin dall'antichità, fa parte di un complesso ecclesiale di notevole importanza che include anche il palazzo arcivescovile (alle sue spalle, all'interno di parte del quale è accolto il Museo arcivescovile) e, posti all'interno di un giardino situato alla destra della cattedrale, il Battistero Neoniano (del V secolo) e il campanile cilindrico (iniziato nel X secolo).
L'esterno della cattedrale della Risurrezione è caratterizzato dalla facciata barocca, che dà su piazza Duomo.
Nella parte inferiore, questa presenta un largo portico, terminato nel 1745, il quale si apre sull'esterno con un'arcata su ciascun fianco e tre su quello anteriore; ad ognuna di queste ultime corrisponde una campata coperta con volta a vela e unita alle altre da una campata di sezione minore voltata a botte e adornata da una nicchia vuota sulla parete.
Mentre le arcate laterali poggiano su pilastri, quella centrale, a serliana, si basa su due colonne tuscaniche in granito rosa alte 4,80, provenienti dall'antica basilica Ursiana insieme a quelle in marmo greco venato che sorreggono il timpano del portale centrale; ai lati di quest'ultimo si aprono due portali minori, ciascuno dei quali è sormontato da un cornicione con decorazione vegetale in stucco e da una finestra a lunetta.
La parte superiore della facciata, in parte occultata dalla trabeazione superiore del portico, presenta un grande finestrone rettangolare incorniciato da due coppie di lesene corinzie che sorreggono idealmente un cornicione con soprastante timpano semicircolare.
Alla sinistra della cattedrale, leggermente arretrato rispetto alla facciata e addossato alla navata laterale di sinistra, così che vi si possa accedere da una porta tra la prima e la seconda cappella, si eleva la torre campanaria, caratterizzata dalla forma cilindrica della sua struttura, la cui sommità raggiunge i 35 metri.
Nella torre si aprono quattro livelli principali di finestre: quello inferiore è costituito da sette monofore; il secondo, invece, da bifore e vani murati; il terzo da sei trifore poggianti su colonnine; il quarto, corrispondente alla cella campanaria, venne ricostruito dopo un incendio nel 1658 e dà sull'esterno con sei trifore, delle quali il vano centrale è più ampio rispetto ai due laterali.
All'incrocio tra la navata centrale e il transetto della cattedrale, si eleva la cupola neoclassica, costruita con base ellittica nel 1780-1782 da Giuseppe Pistocchi in luogo dell'originale a base ottagonale; essa presenta un tamburo nel quale si aprono otto finestre con timpano triangolare alternate a lesene, ed è sormontata da una lanterna che, alla sua sommità, raggiunge i 47,40 metri di altezza.
L'interno della cattedrale, in un solenne stile barocco, presenta una pianta a croce latina e una ricca pavimentazione in opus sectile, posta 3,50 metri più in alto rispetto al livello del pavimento dell'antica basilica Ursiana.
L'aula si articola in tre navate: quella centrale è coperta con volta a botte lunettata che si innesta su un alto cornicione poggiante idealmente su lesene corinzie, il quale continua anche nel transetto e nell'abside.
Le navate laterali, invece, si articolano in tre campate a pianta quadrata coperte con cupolette, alternate a cinque campate a pianta rettangolare coperte con volta a botte.
La divisione delle navate fra di loro, risalente nella forma attuale ai restauri del 1772-1774, è costituita da tre arcate a tutto sesto, ciascuna delle quali poggia su due colonne in marmo pregiato, provenienti dall'antica basilica Ursiana; in corrispondenza di ognuna di esse si apre, sulla rispettiva navata laterale, una cappella a pianta rettangolare e volta a botte, il cui ingresso è anch'esso costituito da un arco poggiante su due colonne antiche.
Le cappelle sono intervallate da ambienti con soffitto piano, illuminati da finestre rettangolari e contenenti dei confessionali neoclassici.
Nella prima cappella di destra si trova un altare in marmi policromi, sormontato da una pala raffigurante San Cristoforo, opera del bolognese Antonio Rossi.
La mensa dell'altare della cappella successiva, il quale risale al 1701 ed è sormontato da un Crocifisso ligneo policromo, è costituita dal sarcofago di Sant'Esuperanzio (secondo decennio del V secolo), il quale ospita le spoglie del vescovo ravennate da cui prende il nome e, dal 1809, anche quelle dell'arcivescovo Massimiano; sul lato anteriore sono raffigurati, a bassorilievo, al centro Cristo benedicente tra San Paolo con un libro (a sinistra) e San Pietro con la croce (a destra), il tutto incorniciato da due colonne tortili e, più internamente, da due palme; le fiancate sono decorate con motivi ornamentali a forma di croce (a sinistra) e il monogramma di Cristo (a destra), quest'ultimo raffigurato anche sul retro tra due pavoni e due cipressi. Nella terza cappella, sull'altare, vi è la pala con i Santi Pier Crisologo, Romualdo e Pier Damiani, di Giuseppe Milani (XVIII secolo).
Al centro dell'ancona dell'altare della prima cappella di sinistra, la quale è dedicata a Sant'Apollinare, vi è la pala di Jean-Baptiste Wicar con Gesù tra i santi Antonio e Giacomo; nella cappella di mezzo vi è un dipinto con la Risurrezione di Cristo, mentre nella terza vi è la tela San Pietro che invia Sant'Apollinare a Ravenna, di Filippo Pasquali (XVII secolo).
Originariamente, la controfacciata della navata centrale era adornata da una grande tela raffigurante il Banchetto di re Assuero (1620), legato alle vicende narrate nel Libro di Ester; il grande dipinto, opera del ferrarese Carlo Bononi, si trova sulla controfacciata della chiesa ravennate di San Giovanni Evangelista, dal refettorio del cui convento essa proveniva.
Il testo in italiano è tratto da: Wikipedia