Il carnevale in Irpinia ha una tradizione antichissima.
Il periodo, storicamente, prende il via il 17 gennaio, giorno in cui il calendario romano ricorda la figura di Sant'Antonio Abate.
Le rappresentazioni del Carnevale in Irpinia hanno una loro connotazione strettamente legata al territorio, momenti di folklore che richiamano antichi riti della civiltà contadina, usi e costumi che, nel tempo, si sono tramandati di generazione in generazione.
Il clou della festa si svolge, normalmente, nel mese di febbraio allorquando, seguendo la tradizione, in quasi tutti i paesi si svolgono manifestazioni ad hoc, alle quali si registra ampia partecipazione della popolazione allo svolgimento delle rappresentazioni.
Zeza
La Zeza è una scenetta carnevalesca, cantata al suono del trombone e della grancassa.
Vide probabilmente la luce nella seconda metà del Seicento.
Da Napoli si diffuse presto nelle campagne adiacenti, con caratteri sempre più diversificati nelle altre regioni del Regno.
Almeno fino alla metà dell'Ottocento la Zeza veniva rappresentata nei cortili dei palazzi, nelle strade, nelle osterie e nelle piazze.
Le parti femminili erano interpretate da soli uomini perché le donne non potevano essere esposte alla pubblica rappresentazione (tradizione che si conserva ancora oggi).
La sua sparizione dalle piazze e dalle strade di Napoli, dove aveva preso vita, era stata determinata dai divieti ufficiali emanati nella seconda metà dell'Ottocento, infatti essa era stata proibita dalla polizia "per le mordaci allusioni e per i detti troppo licenziosi ed osceni".
A causa di questi divieti, la canzone di Zeza si spostò più nell'entroterra, dove è sopravvissuta fino ad oggi.
Questo spettacolo è ancora più o meno vivo in alcune province irpine, grazie all'impegno di tante persone, che ogni anno fanno rivivere questa tradizione.
Oggi la Zeza può essere considerata un pezzo di teatro popolare prettamente campano.
Famose sono quelle rappresentate dalla frazione di Bellizzi Irpino e dai comuni di Cervinara, Capriglia Irpina, Mercogliano, Monteforte Irpino e Solofra.
Il testo in italiano è tratto da
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